Sette regioni e dieci centri. Dopo il recente via libera dell’Agenzia italiana del farmaco, la terapia a base di cellule CAR-T per curare alcuni tumori del sangue, è pronta per essere applicata anche in Italia. Secondo la Novartis, l’azienda farmaceutica con sede in svizzera che distribuirà il trattamento, le regioni che hanno individuato le strutture qualificate per la CAR-T sono Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Toscana e Umbria; si aggiungono ai dieci centri già qualificati o in fase di qualifica: Humanitas, Irccs Istituto nazionale tumori e San Raffaele, a Milano (il primo centro italiano dove è stata sperimentata la cura); Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma; Città della salute e della scienza e l’ospedale infantile Regina Margherita a Torino; Sant’Orsola a Bologna; Bambino Gesù, Policlinico Gemelli e Umberto I a Roma.
L’Aifa ha altresì dato il via libera alla rimborsabilità del trattamento riservato ai pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B (Dlbcl) resistenti alle altre terapie e per pazienti fino a 25 anni di età affetti da leucemia linfoblastica acuta (Lla) a cellule B.
La CAR-T, come spiegato alla nostra testata dal professor Paolo Corradini (il primo scienziato a sperimentarla in Italia), è una terapia genica sviluppata originariamente dall’università della Pennsylvania che utilizza i linfociti T estratti da un campione di sangue, li modifica geneticamente e li reimmette nel flusso arterioso del paziente al fine di scatenare il sistema immunitario contro la malattia grazie al riconoscimento specifico delle cellule tumorali.
In pratica, il DNA dei linfociti viene modificato in laboratorio con l’iniezione di CAR, che li manipola e “addestra” ad attaccare unicamente le cellule leucemiche.