Uno spazio per raccogliere sangue e fare formazione
A Genova la “Casa del donatore” di Avis e Fidas

2019-07-22T10:49:27+02:00 21 Luglio 2019|Curiosità|
di Emiliano Magistri

Un luogo strategico dove dare spazio non solo alle donazioni, ma anche ospitare momenti di formazione e di incontro con le scuole. Il progetto della “Casa del donatore di sangue” a Genova compie un altro passo in avanti. L’iniziativa, che le sezioni comunali di Avis e Fidas stanno portando avanti insieme, ha visto porre la firma sul contratto di assegnazione della palazzina “ex Q8” alla Foce, da tempo indicata come luogo deputato a ospitare la nuova struttura.

La palazzina “ex Q8” alla Foce

Era il gennaio 2018 quando il primo cittadino, Marco Bucci, si mostrò favorevole a concedere in gestione la palazzina alle due associazioni: adesso si entra nella fase operativa. La struttura, che dovrebbe essere inaugurata entro tre anni, è da tempo in condizioni di degrado, pur incarnando lo spirito dell’architettura razionalista italiana, frutto del disegno di Mario Labò tra il 1935 e il 1938. E proprio a un architetto della Fondazione Labò, Luigi Lagomarsino, è stato assegnato il compito di progettare la nuova Casa del donatore.

Come ha spiegato a DonatoriH24 la presidente di Avis Genova, Rita Careddu, “per noi si tratta di un traguardo importantissimo. Una sfida estremamente avvincente che ci attende per i prossimi anni”. Trenta, per la precisione, quelli che vedranno le due realtà gestire la “casa”. I lavori dovrebbero iniziare entro l’anno: “Avvieremo una raccolta fondi e poi partiranno gli interventi. Il nostro obiettivo – prosegue – è quello di creare un polo di aggregazione per tutti, donatori e non. Un luogo sicuro e dotato di tutte le comodità, dal parcheggio per chi deve donare il sangue, al punto ristoro. Una struttura preziosa anche dal punto di vista logistico, visto che si trova a ridosso della Sopraelevata, a pochi passi dal centro della città”. La speranza, come conclude Careddu, “è che questo progetto possa essere l’apripista per altre Case del donatore sul territorio italiano”.