Una proteina presente nel sangue, rilasciata dai polmoni, consentirebbe di individuare lo scompenso cardiaco e sarebbe addirittura responsabile del suo aggravarsi. È il risultato di uno studio effettuato dal Centro cardiologico monzino e pubblicato sull’International Journal of Cardiology. La proteina in questione si chiama SP-B e il suo valore nel sangue renderebbe più precise le diagnosi su questo tipo di disturbo.
Da quanto è emerso dalla ricerca, la SP-B non è presente nei pazienti sani, ma si manifesta in coloro che sviluppano lo scompenso cardiaco quando c’è un problema ai polmoni. Più il suo valore è alto, più grave è la forma di scompenso presente in quel momento: in più la proteina si legherebbe a quello che viene definito “colesterolo buono”, l’Hdl, provocandone una disfunzione delle molecole che diventano nocive per l’organismo in quanto perderebbero le proprietà antiossidanti che le contraddistinguono.
Ecco perché la possibilità di arrivare a una diagnosi attraverso un esame del sangue sarebbe rivoluzionaria, anche perché a oggi l’unico modo è quello di sottoporre i pazienti a indagini come test da sforzo che, ad esempio per quelli più avanti con l’età, potrebbero non essere propriamente indicati. In più i ricercatori sarebbero già al lavoro per sviluppare una tecnica all’avanguardia per misurare la proteina B nei pazienti affetti da scompenso così da sviluppare un dosaggio diagnostico.