Strategie alternative alle emotrasfusioni
Ecco la rete dei Testimoni di Geova

2019-07-04T10:20:34+02:00 4 Luglio 2019|Regole|
di Emiliano Magistri

Sono oltre 5mila i professionisti sull’intero territorio nazionale che hanno scelto di curare i propri pazienti senza utilizzare il sangue durante le terapie. Persino nel corso degli interventi chirurgici. Sono solo alcuni dei numeri che la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova sta collezionando dal 2015, anno in cui è stato sottoscritto il Pmb (Patient blood management), il protocollo del ministero della Salute che, secondo le linee guida dell’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità), impegna i medici a non utilizzare sangue o emocomponenti nelle operazioni chirurgiche.

Una vera e propria rete a livello mondiale che la confessione ha creato allo scopo di fornire informazioni in merito alle strategie mediche e chirurgiche alternative alle emotrasfusioni. Strategie che, con il passare del tempo, vengono illustrate e approfondite in occasione di convegni su tutto il territorio nazionale. “In particolare a Palermo, nell’ottobre 2018, a cui sono intervenuti oltre 3.500 chirurghi, ci è stato possibile allestire stand informativi con indicazioni relative alla medicina senza sangue – spiegano dalla Congregazione Cristiana -. In quell’occasione erano presenti anche i rappresentanti della sezione italiana dell’American College of Surgeons”.

Testimoni di Geova danno informazioni sulle strategie alternative alle emotrasfusioni

Come ha spiegato Antonio Corcione, responsabile del Centro regionale trapianti della Campania, e direttore dell’unità di Anestesia e rianimazione dell’ospedale Monaldi di Napoli, “il paziente Testimone di Geova da anni fa parte del mio vissuto professionale. Negli ultimi anni il gruppo di lavoro per il documento sul rifiuto alla emotrasfusione del gruppo di studio Siaarti (la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva, ndr) per la Bioetica, ha lavorato per fornire agli anestesisti linee guida che permettano loro di assumere una posizione quanto più possibile univoca di fronte a condizioni chirurgiche e anestesiologiche complesse”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Ugo Boggi, professore ordinario di chirurgia generale all’università di Pisa, professore associato aggiunto in chirurgia generale all’università di Pittsburgh (Usa), e presidente eletto di Sito (la Società italiana dei trapianti d’organo: “L’esperienza maturata con i Testimoni di Geova ha professionalmente motivato me e tutti i miei collaboratori ad affinare le tecniche di risparmio del sangue e di gestione post-operatoria per limitare la necessità del supporto trasfusionale. Questo percorso ha certamente recato beneficio ad alcune persone che avevano espresso il loro rifiuto alle trasfusioni, ma ha consentito anche di evitare le trasfusioni in molti altri pazienti che pure avevano consentito”.

Dati ufficiali della Congregazione Cristiana parlano di circa 16mila pazienti “Testimoni di Geova curati ogni anno in Italia grazie alle tecniche che non prevedono l’utilizzo di emotrasfusioni”.