Un semplice esame del sangue per diagnosticare il morbo di Alzheimer. Sarebbe quello a cui è giunto un team di ricercatori svedesi dell’università di Lund. Pubblicati su Jama Neurology (la rivista medica peer-reviewed pubblicata online settimanalmente e stampata mensilmente dall’American Medical Association), i risultati dell’esperimento porterebbero, attraverso una nuova tecnologia, a identificare nel flusso del sangue i marcatori dell’acculo della proteina beta-amiloide (quella cioè che ha il compito di promuovere la crescita cellulare) nel cervello.
La ricerca permetterebbe di giungere a una diagnosi precoce della demenza e faciliterebbe, se non la guarigione, quantomeno la gestione degli effetti che questa provoca sul paziente. La novità, rispetto ai test diagnostici attuali che risultano piuttosto invasivi (si pensi ad esempio al prelievo del fluido cerebrospinale o a un esame di imaging cerebrale per mezzo di una risonanza magnetica funzionale), sarebbe proprio nella facilità di intervento grazie all’esame del sangue. Tuttavia, quelli più sviluppati fino a oggi non avevano permesso di giungere ai risultati sperati, mentre i ricercatori svedesi avrebbero proposto un modus operandi differente.
Testato su 842 malati svedesi e 237 tedeschi, ognuno affetto da stadi diversi della malattia, l’esame del sangue ha mostrato una maggiore rapidità nell’individuare i livelli di proteina beta-amiloide e un’efficacia paragonabile alle procedure di ricerca che vengono utilizzate tradizionalmente. Come i ricercatori stessi hanno confermato, “in autunno partirà un trial clinico che coinvolgerà un vasto numero di medici di famiglia: se i risultati dovessero essere confermati, l’esame del sangue potrebbe rivelarsi uno strumento valido per diagnosticare forme precoci della malattia e dare anche l’impulso allo sviluppo di nuove tipologie di farmaci“.