Sacche di sangue e plasma in costante diminuzione e una conseguente carenza che, nonostante la mobilitazione generale, non si riesce ancora a contenere. È questa la situazione in cui si trova la Regione Toscana, una situazione che già recentemente il presidente dell’Avis regionale, Adelmo Agnolucci, aveva confermato a DonatoriH24. Tra cambi di modalità nella donazione (di plasma in particolare) e difficoltà per molti di ottenere permessi al lavoro per potersi presentare nei centri trasfusionali, sono diversi i motivi che rallentano il processo di normalizzazione.
Nel frattempo, le Avis comunali di Livorno e Pisa, hanno organizzato, per domenica 5 maggio, una giornata straordinaria di donazione, proprio per andare incontro alle esigenze di chi, durante la settimana, non ha modo di farlo: “L’apertura domenicale è una prassi che ripetiamo due volte al mese – spiega Giovanni Belfiore, vicepresidente della sede livornese – e lo scopo è proprio quello di incentivare la donazione di più persone possibili. La prossima sarà domenica 19 maggio“.
I numeri di Livorno sono un po’ lo specchio della situazione che si vive in Toscana: “Rispetto al 2018 siamo sotto di 200 donazioni in totale, di cui quasi 150 di plasma – spiega -, ma se facciamo un conto degli ultimi 4 o 5 anni, le perdite superano le 2mila unità solo per la nostra sezione. In particolare il plasma rappresenta una nota dolente. Da circa due anni, infatti, non si può più donare una quantità variabile a discrezione del medico, ma 700 ml obbligatoriamente, con conseguente dilatazione del tempo impiegato. Tutto ciò se da un lato non comporta alcun cambiamento per coloro che donano per la prima volta (non sapendo come funzionava in precedenza, ndr), dall’altro ha portato una disaffezione dei vecchi donatori che, molto spesso, non accettano di buon grado di doversi trattenere oltremodo nel centro trasfusionale”. Ma non solo.
Secondo Belfiore, “anche la crisi economica e le condizioni lavorative precarie con cui sono alle prese molte persone, sono tra le cause di questo calo. Capita troppo spesso di subire pressioni nel momento in cui si chiede un permesso per andare a donare e quindi, sia donne che uomini, per evitare contrasti con il proprio datore di lavoro, preferiscono evitare. Anche per questo organizziamo le domeniche straordinarie di raccolta”. E proprio in relazione al plasma, acquista ancor più importanza la campagna #GialloPlasma promossa da Avis nazionale, anche insieme a quella toscana e alle sedi locali: “Fino a poco tempo fa veniva considerata, quasi, una donazione di serie B – prosegue Belfiore -, ma non è così, visto che dal plasma è possibile ricavare una serie di farmaci che sono dei veri e propri salvavita. Tutto ciò che possiamo fare è continuare a lavorare e a mobilitarci per invertire un trend che, ogni mese, è sempre più in flessione”.
Ma come è possibile fare? “Le nuove generazioni sono il nostro futuro. Nel giugno 2018, dopo 63 anni di vita della nostra associazione, è nato il Gruppo Giovani qui a Livorno che coinvolge ragazze e ragazzi tra i 18 e i 35 anni. La sensibilizzazione deve partire da loro, non si può restare indifferenti quando si parla di questi argomenti. Occorre prendere la definitiva consapevolezza che il sangue potrebbe servire a chiunque di noi – conclude – e non è possibile che, nel 2019, se un paziente è ricoverato in attesa di un intervento urgente, debba vedere l’intervento stesso rinviato perché non c’è a disposizione una sacca del gruppo di cui ha bisogno. Non si può mettere così a repentaglio la vita delle persone“.
E domenica sarà una giornata di raccolta straordinaria anche a Pisa dove, nel centro trasfusionale dell’ospedale Cisanello, chiunque potrà presentarsi per donare dalle 8 di mattina: “Si tratta di un appuntamento che replichiamo ogni prima domenica del mese – spiega a DonatoriH24 il presidente dell’Avis comunale, Paolo Ghezzi -, ma senz’altro in questo periodo la viviamo con maggiore partecipazione”. Quella del capoluogo toscano, infatti, è una situazione piuttosto particolare: “L’azienda ospedaliera della nostra città ha un rilievo internazionale – spiega – e un utilizzo di sangue, plasma e piastrine nettamente superiore a quanto il bacino delle donazioni locali possa garantire. Nonostante tutto, Pisa è l’unica città della Toscana ad avere una Officina del sangue, che permette di garantire le attività ospedaliere ordinarie, anche in situazioni di criticità a livello regionale”.
Criticità che, tuttavia, non sembrano rientrare, anzi. Dal 2012 al 2018, come conferma Ghezzi, “siamo in calo costante, tanto da aver registrato oltre mille donazioni in meno soltanto come Avis di Pisa. In più fino a 7-8 anni fa potevamo contare su due centri trasfusionali, uno dei quali in pieno centro che garantiva un punto di riferimento importante soprattutto per gli studenti delle nostre università”. Ma non solo. Un altro fattore che, secondo il presidente, sta rallentando la ripresa è la cosiddetta donazione differita, “cioè quel procedimento in base al quale coloro che non donano da almeno due anni devono rifare tutta la proceduta di caratterizzazione per capire se possono riprendere a donare il sangue oppure no”. E cosa comporta tutto questo? “Molti non fanno il secondo step di accertamenti, quindi il numero dei donatori cala inevitabilmente, nonostante vada riconosciuto come la differita sia uno strumento per preservare la qualità del prodotto e, di conseguenza, la salute del ricevente. Dovremmo cercare di capire che se una persona si fa caratterizzare una prima volta è perché ha il desiderio di donare il sangue, quindi andrebbe incentivata a continuare a farlo, nonostante i criteri di esclusione siano impossibili da modificare”.
Domenica, intanto, il centro trasfusionale sarà aperto per tutti coloro che vorranno donare: “Speriamo in una partecipazione massiccia, in particolare dei giovani sui quali la nostra associazione punta molto”, conclude Ghezzi, ricordando il progetto che vede Avis Pisa impegnata nelle scuole superiori del territorio dove, con gli studenti del quarto e quinto anno, porta avanti campagne di sensibilizzazione, volte anche a far vivere l’esperienza del dono collettivo a coloro che desiderano provare.