Un intervento chirurgico, con un rischio di mortalità molto elevato, effettuato senza trasfusioni di sangue. È quanto sono riusciti a fare i membri dell’équipe del reparto di cardiochirurgia dell’azienda ospedaliera di Padova, guidati dal professor Gino Gerosa, direttore del centro.
Non è stata prevista la trasfusione in quanto il paziente, un uomo di 67 anni che ora è in perfetta salute, è un Testimone di Geova e la sua confessione non ammette questo tipo di operazioni. Come ha spiegato in una nota la stessa Congregazione Cristiana, “si è trattato di un risultato straordinario frutto della professionalità dello staff sanitario, ma anche di una pratica che ormai è sempre più diffusa e che non compromette l’efficacia degli interventi chirurgici”.
Il paziente, di origine pugliese, aveva uno scompenso cardiaco accompagnato da un ascesso che ne stava compromettendo la valvola aortica, la giunzione mitro-aortica e la vecchia protesi. Uno stato infiammatorio ampiamente diffuso che avrebbe comportato un rischio di mortalità molto elevato, “tanto che – prosegue la Congregazione – altri centri cardiochirurgici avevano sconsigliato l’intervento. Tuttavia, una volta ricevute le garanzie che non sarebbero state effettuate emotrasfusioni, il paziente ha accettato di essere operato”.
Come lui stesso ha raccontato una volta ripresosi, “la mia più grande paura non è mai stata quella di morire, ma di essere definito inoperabile e dover tornare a casa ad aspettare la morte senza poter fare alcun tipo di tentativo”.
Non è la prima volta che viene adottata una tecnica di questo tipo. Come confermano a DonatoriH24 fonti interne alla Congregazione, “sono moltissimi gli interventi che vengono effettuati seguendo il Pmb (Patient blood management), il protocollo del ministero della Salute che, dal 2015, secondo le linee guida dell’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità), impegna i medici a non utilizzare sangue o emocomponenti nelle operazioni chirurgiche. Questo per noi rappresenta, oltre che un principio da rispettare dal punto di vista strettamente religioso, anche una garanzia di prevenzione di eventuali malattie che si potrebbero contrarre in sede di trasfusione”.
Sono oltre 5mila, sull’intero territorio italiano, i medici che collaborano con i Testimoni di Geova e che hanno scelto di curare qualsiasi persona maggiorenne senza utilizzare il sangue durante la terapia.