Così la didattica spiega la cultura della donazione
Avis e Università Cattolica nelle scuole di Brescia

2019-04-04T14:29:32+02:00 4 Aprile 2019|SCUOLA|
di Emiliano Magistri

Un’ora di didattica durante la quale, con disegni, giochi e simulazioni, viene spiegata la cultura della donazione del sangue e si sensibilizzano le nuove generazioni all’importanza di questa scelta. Si chiama “Piacere Avis. E tu?” ed è il progetto che l’Avis provinciale di Brescia sta portando avanti, in collaborazione con l’Università Cattolica del capoluogo lombardo, in tutte le scuole del territorio. Un progetto che coinvolge ogni fascia d’età, dagli studenti della scuola dell’infanzia a quelli degli istituti superiori, passando ovviamente per le elementari e le medie.

Come ha spiegato a DonatoriH24 il presidente dell’associazione, Gabriele Pagliarini, “è un’opportunità importante che siamo riusciti ad assicurarci dopo anni di lavoro e di tentativi. Nel corso di questa ora, che rientra nel piano formativo, con i nostri volontari abbiamo la possibilità di illustrare ai giovani tutte le sfaccettature dell’attività che svolgiamo: spieghiamo cosa è il sangue e quanti gruppi esistono, a cosa serve, a chi viene donato e perché, in che modo viene prelevato e quali vantaggi garantisce non solo a chi lo riceve, ma anche a chi lo dona”. E i numeri stanno confermando l’importanza e il successo di questa iniziativa.

Il presidente Gabriele Pagliarini

Nel corso del 2018 sono stati 10.500 gli studenti coinvolti e, in questi primi mesi dell’anno in corso, l’Avis ne ha già raggiunti 6.900: “Contiamo di superare il dato ottenuto lo scorso anno”, spiega Pagliarini, a dimostrazione anche di come la zona del bresciano si stia consolidando sempre di più come realtà all’avanguardia in termini di quantità di sangue e plasma raccolte.

Il dottor Emanuele Serrelli è un Pedagogista, educatore e formatore, nonché ricercatore dell’Università Cattolica. È lui il coordinatore del progetto che l’ateneo sta portando avanti con Avis: “Per la nostra realtà è un lavoro molto importante perché da tempo stiamo guardando al mondo del volontariato – spiega a DonatoriH24 – per studiarlo e approfondirlo. Nella nostra università sta anche nascendo un Centro studi sul volontariato e la partecipazione sociale, con docenti e studenti, proprio finalizzato a questo scopo”.

Nel frattempo c’è “Piacere Avis”: “Si tratta di un’iniziativa in cui crediamo molto. Gli incontri possono svolgersi sia nelle unità di raccolta, dove i ragazzi possono vedere tutto ciò che avviene quando si dona il sangue, che in classe, dove dedichiamo due ore alla spiegazione dell’attività dell’associazione”. Una spiegazione che si divide in due fasi: “La prima ora è dedicata a una lezione interattiva con la quale viene illustrato il mondo della donazione – prosegue Serrelli -, dall’organizzazione alla storia di Avis, passando per la carenza e i motivi che la generano. Nella seconda ora, invece, entra in gioco una fase che potremmo definire pratica, nel corso della quale gli studenti si attivano per capire come migliorare il territorio come fossero dei volontari, facendo proposte e idee“.

Il progetto, infine, prevede anche due concorsi: “Uno è per le scuole primarie e si intitola Ho incontrato Avis, un contest di foto ricordo delle classi in cui è intervenuta l’associazione che serve a documentare cosa questa esperienza ha lasciato negli alunni. L’altro – conclude – è rivolto alle scuole superiori e si chiama Peer to peer, e prevede la formazione di gruppi di ragazzi che poi, in virtù di quanto appreso nel corso dei nostri incontri, decidono come sensibilizzare i propri compagni al tema della donazione“.

Un momento dell’asseblea provinciale di Avis a Brescia

Il presidente Pagliarini è poi intervenuto sulla carenza di sangue che ha caratterizzato il 2018: “Il calo c’è stato a livello nazionale, ma se lo analizziamo da vicino, emerge che nelle unità di raccolta gestite dalla nostra associazione il numero di donazioni è rimasto invariato. La quantità è diminuita nei centri trasfusionali ospedalieri“. Nella provincia, inoltre, sono sempre di più i donatori stranieri: “Per noi rappresentano una percentuale molto alta e importante, in particolare nella bassa bresciana. Molte comunità Sikh sono presenti anche nelle scuole e questo ci dà modo di poter coinvolgere un numero sempre maggiore di persone nelle iniziative che portiamo avanti”.

Pagliarini torna poi sulla risoluzione approvata nei giorni scorsi dal Consiglio regionale della Lombardia, che consentirà ai medici specializzandi di svolgere, come volontari, attività all’interno delle unità di raccolta sangue: “È fondamentale. Oltre che a fare della nostra regione la prima in Italia ad aver adottato un provvedimento di questo tipo, l’ok del Consiglio regionale ci permetterà di contare su una rosa sempre più ampia di specialisti, magari quegli stessi che avevamo già formato e che, per incompatibilità di ruoli (gli specializzandi sono stipendiati dall’università di appartenenza, quindi non possono percepire rimborsi per attività extra, ndr) avevamo perso. Ora, in accordo con i propri capi dipartimento, avremo la possibilità di tornare a farli collaborare con noi”.

Il personale di Avis provinciale Brescia

Un’attività capillare, quella che l’Avis svolge sull’intero territorio provinciale, caratterizzata da incontri e eventi legati alla formazione di tutti i direttori delle sezioni comunali: “Grazie al nostro direttore sanitario, la dottoressa Germana Zanna, in funzione degli impegni dei singoli direttori comunali, organizziamo giornate finalizzate alla pianificazione del lavoro e a rendere tutti consapevoli che la nostra associazione supporta e sostiene l’impegno di ognuno. In più teniamo corsi per il nostro personale infermieristico e per quello di segreteria“. Ma non solo.

Il 5 maggio, per il primo anno, l’Avis provinciale sarà nelle strade di Brescia in occasione di StraWoman, la corsa-camminata organizzata per rafforzare la battaglia contro la violenza sulle donne: “Siamo molto contenti di legare il nostro nome a quello di un evento simile – conclude Pagliarini – e di poter far conoscere il lavoro che svolgiamo all’interno di un appuntamento di importanza sociale indiscutibile”.