Far incontrare i parenti dei donatori di organi con i pazienti trapiantati. È la battaglia che sta portando avanti, a distanza di ventun anni, Reginald Green, il papà di Nicholas, il bambino statunitense ucciso, nel 1994, sull’autostrada Salerno – Reggio Calabria.
Il piccolo morì a seguito di un agguato in cui, due rapinatori, scambiarono l’auto su cui stava viaggiando insieme alla sua famiglia, in vacanza in Italia, per quella di un gioielliere. Furono sette gli italiani a beneficiare degli organi che vennero espiantati dal corpo di Nicholas, e due le persone che riacquistarono la vista grazie al trapianto delle sue cornee.
Da allora Reginald, insieme alla moglie Maggie, viaggia in Italia per cercare di sensibilizzare quante più persone possibili per far cambiare la legge che, al momento, vieterebbe la possibilità di poter conoscere chi sia il ricevente degli organi di un congiunto morto. Insieme a loro, in questa battaglia, si è unito Marco Galbiati, padre di Riccardo, morto a 15 anni su una pista da sci a seguito di un arresto cardiaco.
Galbiati, dopo la morte del figlio, ha fondato in sua memoria l’associazione “Il tuo cuore la mia stella”, che ad oggi è attiva nel settore dello sport e della cucina, le due passioni di Riccardo. Organizza due manifestazioni sportive all’Aprica, il paese della Valtellina sulle cui piste è morto il ragazzo e in cui trascorreva parte delle sue vacanze: il ricavato della gara di sci (che si svolge nel mese di gennaio) e della corsa a colori (ad agosto) viene devoluto in beneficenza. Per quanto riguarda il settore della cucina, vengono istituite costantemente borse di studio, premi all’interno di manifestazioni a tema e due progetti di istruzione per gli studenti delle scuole alberghiere, finalizzati a consentire di accedere a una formazione culinaria di alto livello anche agli studenti che non hanno disponibilità economiche sufficienti. Ma non solo.
Marco Galbiati ha lanciato una petizione online sulla piattaforma Change.org per promuovere anche nel nostro Paese una legge che favorisca il contatto tra famiglie di donatori e di pazienti trapiantati, ovviamente con la volontà reciproca dei rispettivi soggetti interessati.