Per la prima volta in Italia in uno stesso centro, l’Azienda ospedaliero-universitaria Careggi di Firenze, sono stati eseguiti tre trapianti di rene da donatori viventi pur incompatibili immunologicamente con il proprio partner di riferimento. Questo è stato possibile utilizzando la tecnica cross-over, dell’accoppiamento incrociato.
Ma cos’è di preciso questo tipo di trapianto e in che condizioni può essere effettuato? Il Centro nazionale Trapianti dell’Istituto superiore di Sanità e il ministero della Salute ci aiutano a capire.
Innanzitutto, il trapianto cosiddetto “cross-over” può essere attuato quando vi sono almeno due coppie, ciascuna delle quali è composta da un paziente in attesa di trapianto di rene e da una persona a lui consanguinea o affettivamente vicina (“emotionally related”) disposta alla donazione, ma biologicamente incompatibile. E queste, ad esempio, erano proprio le condizioni dei pazienti operati all’Azienda Careggi di Firenze.
Se si constata che vi è compatibilità biologica tra il donatore della prima coppia e il ricevente della seconda e viceversa, e se vi è il consenso dei quattro soggetti, è possibile effettuare una donazione “incrociata” tra le coppie.
Il trapianto crossover fu proposto per la prima volta nel 1986 dal medico e professore statunitense Felix T. Rapaport (premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1980). E dall’anno successivo la proposta fu presentata in modo più articolato e man mano ovviamente perfezionata.
Riguardo a quelli avvenuti a Firenze, «Gli interventi – aveva spiegato il professor Sergio Serni direttore della chirurgia urologica robotica, mininvasiva e dei trapianti renali del dipartimento oncologico e di chirurgia a indirizzo robotico diretto dal professor Marco Carini – sono stati possibili trapiantando i tre reni prelevati dai donatori ai rispettivi riceventi compatibili che erano appartenenti ad una delle altre due coppie».
Questo tipo di modalità di “cross-over”, a tre coppie, è definito di tipo “diretto”. È questo il tipo più praticato ed è quello attualmente regolamentato anche in Italia. Nel caso più semplice coinvolge due coppie, ma sono possibili anche trapianti crossover diretti che coinvolgono un numero maggiore di coppie, per trovare le migliori compatibilità possibili.
Il trapianto “cross-over” è praticato in varie Nazioni: Corea del Sud, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Stati Uniti, Israele, Messico, Romania, Svizzera. In ogni Stato in cui è stata introdotta, la procedura cross-over ha permesso di effettuare un numero considerevole di interventi.
Per diminuire i rischi di commercializzazione ed altre forme di abuso, il trapianto da vivente è in genere però consentito solo tra consanguinei o persone con una forte relazione affettiva.
La raccomandazione che il donatore vivente sia consanguineo o affettivamente vicino al ricevente (“emotionally related”) è ampiamente condivisa ed è ripresa anche dal Comitato Nazionale per la Bioetica. Lo stretto legame, preferibilmente familiare, riduce i rischi di condizionamenti, sfruttamenti, traffici, commercializzazioni. Tuttavia in ogni situazione è possibile che si determinino pressioni psicologiche e morali inaccettabili. Per questo motivo prima degli interventi chirurgici è doveroso un approfondimento psicologico del donatore.