L’Avis di Pavia aumenta del 9% il numero di donatori e si scopre giovane. Tra i nuovi volontari molti sono studenti universitari. Un risultato raggiunto grazie ad una stretta sinergia tra l’associazione e l’università che ha portato ad una massiccia campagna di sensibilizzazione verso i giovani. Molti degli studenti, tra l’altro, non sono pavesi. Terminato il proprio ciclo di studi, quindi, torneranno nei loro luoghi di residenza disseminando in tutta Italia uno spirito di solidarietà.
Gazebo nei cortili dell’università per informare e avviare i giovani alle visite mediche, striscioni promozionali durante gli eventi sportivi universitari, organizzazione di conferenze a tema nelle aule dell’Ateneo, ma anche eventi ludici hanno fatto sì che sotto gli occhi dei giovani passasse sempre il messaggio della donazione e della solidarietà. Messaggio che in molti hanno colto consentendo all’Avis di Pavia di registrare dal 2015 (anno di stipula della convenzione con l’Università) ben oltre 1300 nuovi donatori.
Stefano Marchesotti, presidente dell’Avis comunale di Pavia, ci spiega come è stato possibile avvicinare il mondo universitario alla cultura della donazione?
La penetrazione nel mondo universitario rappresenta un obiettivo estremamente importante per la nostra associazione. La predisposizione di punti informativi, l’organizzazione di eventi nei collegi e la diffusione di materiale informativo e scientifico rappresentano alcune forme degli interventi associativi. Negli scorsi anni, al fine di meglio organizzare la promozione di Avis Pavia, è stata stipulata una convenzione con l’università, che prevede facilitazioni e corsie particolari per l’associazione. La presenza degli studenti universitari in città è una risorsa importante per noi. Tuttavia, per la breve permanenza dei giovani che, al termine del proprio percorso accademico fanno ritorno nelle rispettive città di origine, si determina anche una situazione di forte e costante ricambio.
I risultati collezionati finora sono più che soddisfacenti.
Certamente sono dati che ci fanno guardare al futuro con ottimismo, ma non ancora tali da permettere di sederci sugli allori. I donatori sono ancora insufficienti per le esigenze del nostro ospedale. Teniamo sempre presente che la Fondazione Policlinico San Matteo è una struttura a cui si rivolgono pazienti da ogni parte di Italia e che il servizio di Aferesi del SIMT è un’eccellenza a livello europeo. Le esigenze di emazie sono davvero ingenti. A oggi riusciamo a soddisfare le richieste per meno della metà dei pazienti, poco più della metà se consideriamo le donazioni di tutta la provincia. Per questo ci occorrono più donatori: molti di più.
Quali i vostri prossimi obiettivi?
L’obiettivo principale di Avis Pavia in questi ultimi anni si sta concretizzando con l’apertura, nel prossimo aprile, della sala prelievi di sangue intero nella sede di via Taramelli. Un’operazione, condotta in pieno accordo con il Servizio di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale del Policlinico San Matteo, che consentirà di poter effettuare un più elevato numero di donazioni nella giornata di sabato, sempre più richiesta dai donatori. Raggiunto questo importante traguardo gli sforzi di Avis Pavia saranno indirizzati a una profonda campagna promozionale per l’acquisizione di molti altri nuovi donatori, che sappiano valorizzare l’accresciuta capacità strutturale. Per questo sono in cantiere numerose iniziative su tutto il territorio.