Un farmaco per ridurre le metastasi prostatiche: i risultati dello studio

2019-03-07T11:11:14+01:00 7 Marzo 2019|Primo Piano|
di Emiliano Magistri

Si chiama darolutamide e garantisce una sopravvivenza libera da metastasi mediana migliore di 22 mesi rispetto alla terapia a base di placebo. È il risultato dello studio Aramis, presentato a San Francisco all’American society of clinical oncology genitourinary cancers symposium, il congresso internazionale sui tumori genitourinari, e pubblicato in contemporanea sul New England Journal of Medicine. La ricerca ha valutato questo farmaco, un antiandrogeno non steroideo, come più resistente alla castrazione e in grado di ridurre del 59% il rischio di comparsa delle metastasi da tumore alla prostata, così come di ridurre del 29% il rischio di morte.

LA RICERCA

Lo studio ha coinvolto oltre 1.500 uomini, già affetti da questo tipo di tumore ad alto rischio di sviluppare malattia metastatica, e in trattamento con la deprivazione androgenica come terapia standard. Il trial ha stabilito la sicurezza e l’efficacia del farmaco per via orale e, oltre ai risultati sulla sopravvivenza libera da metastasi, ha fornito risultati positivi anche sugli effetti collaterali.

LA QUALITÀ DELLA VITA

Come spiega Karim Fizazi, professore di Medicina all’Institut Gustave Roussy dell’università di Paris Sud, “nei pazienti affetti da questa forma tumorale è fondamentale poter contare su farmaci con un profilo di sicurezza favorevole, in relazione alle terapie che si decidono di avviare e che potrebbero influire sul loro stato di benessere generale”. Il professore sottolinea l’importanza che i dati emersi dallo studio ricoprono per tutta la comunità di persone alle prese con il carcinoma prostatico: “Oltre all’efficacia di darolutamide nella prevenzione di questa tipologia – spiega -, la ricerca sottolinea la tollerabilità che permetterebbe ai pazienti di condurre la propria vita senza andare incontro a potenziali peggioramenti”.

COS’È IL CARCINOMA PROSTATICO

A livello statistico si tratta del secondo tumore più diagnosticato nella popolazione maschile mondiale. Nel 2018, infatti, sono stati circa un milione e duecentomila gli uomini che hanno ricevuto una diagnosi di carcinoma prostatico che, per oltre 350mila, si è poi rivelata fatale. La forma resistente alla castrazione rappresenta un tipo di patologia più avanzata, che vede il tumore progredire nonostante il livello ridotto di testosterone. Fino a periodi recenti, non erano state ancora individuate terapie in grado di intervenire su pazienti resistenti alla castrazione: in questi uomini affetti da Crpc non metastatico progressivo, infatti, il raddoppiamento dei livelli di antigene prostatico specifico (il Psa, una sostanza enzimatica presente nel sangue prodotta dalle ghiandole prostatiche utilizzata da molti anni come “marcatore tumorale” del carcinoma della prostata) è stato associato alla riduzione del tempo alla comparsa della prima metastasi e poi alla morte.