Era considerato il padre della lotta alla leucemia senza ricorrere alla chemio e, a livello internazionale, riconosciuto come figura di primo piano contro la “leucemia fulminante”. È morto a Roma, lanciandosi dal Ponte della Musica, domenica 3 marzo, l’ematologo Francesco Lo Coco, ordinario di Ematologia all’Università di Roma Tor Vergata: fu allievo del professor Mandelli.
Lo Coco, nato a Palermo nel 1955, si era occupato principalmente della caratterizzazione genetico-molecolare e della terapia delle neoplasie ematologiche. Per i suoi studi e le sue ricerche aveva ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui l’edizione 2018 del “Josè Carreras Award”, il premio istituito per onorare i ricercatori più attivi nella ricerca che hanno fornito il proprio contributo all’ematologia.
Nel corso della sua lunga carriera il professore ha pubblicato oltre 300 articoli su riviste internazionali, riguardanti in particolar modo la diagnostica e il monitoraggio molecolare di leucemie e linfomi. Soprattutto la leucemia acuta promielocitica (Lap), una varietà di leucemia mieloide acuta (Lma) caratterizzata da manifestazioni cliniche di rilevante gravità, come emorragie potenzialmente letali. Le caratteristiche genetiche della Lap sono state inquadrate nel 1977 da Janet Rowley che identificò il marchio genetico della malattia: la traslocazione t (15:17), un reciproco scambio di materiale genetico tra il cromosoma 15 ed il 17.
Proprio il professor Lo Coco, insieme a Giuseppe Pelicci, nel 1991, guidò un team di ricercatori italiani che identificarono i geni Rar alfa e Pml coinvolti nella traslocazione.
Grazie alla ricerca scientifica, quella che era una malattia letale è oggi diventata una delle forme di leucemia più curabili.