Donare il latte materno, è ora possibile anche al Santa Maria alla Gruccia, in Valdarno. È iniziata a fine febbraio nell’azienda ospedaliera toscana la selezione delle mamme che vogliono donare il proprio latte ai bambini che ne hanno bisogno.
Una possibilità che forse non tutti conoscono è infatti quella, per le neomamme, di poter donare il proprio latte e affidarlo alle Banche del latte umano donato (Blud) attive in tutta Italia.
Donare il latte è un atto di generosità, civiltà e solidarietà, al pari della donazione di sangue, organi o tessuti. Ogni mamma che dona il proprio latte contribuirà al benessere di un altro neonato.
Il latte materno è l’alimento ideale per il lattante: fornisce il nutrimento di cui ha bisogno nei primi sei mesi di vita e garantisce benefici importanti per la sua salute e per il suo sviluppo, sia nell’immediato che durante la crescita, essendo ricco di specifici acidi grassi polinsaturi, proteine e ferro assimilabile. Inoltre, contiene sostanze bioattive e immunologiche che non si trovano nei sostituti artificiali e che invece sono fondamentali per proteggere il bambino da eventuali infezioni batteriche e virali, da allergie e malattie metaboliche.
È per questo che tutti i bambini dovrebbero essere esclusivamente allattati al seno per i primi sei mesi di vita (26 settimane). Secondo le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità, dell’Unicef e dell’Unione Europea, recepite anche dal nostro ministero della Salute, l’allattamento al seno dovrebbe poi continuare per circa due anni, secondo il desiderio della mamma e del bambino.
È inoltre importante per l’alimentazione dei piccoli nati prematuri, per i bambini con grave malnutrizione o per i bambini che hanno subìto interventi chirurgici di asportazione. E non tutte le donne che partoriscono ne hanno a sufficienza per soddisfare le richieste alimentari del loro piccolo. In questo caso al bambino può essere fornito latte materno da un’altra madre che allatti al seno, che donerà il proprio latte.
Chi può donare
Le associazioni e gli ospedali ricordano che in generale possono donare tutte le neomamme in buona salute, che seguono un corretto stile di vita, che stiano allattando il proprio figlio e che producano una quantità di latte superiore alla necessità del proprio bambino (circa 100 ml giornalieri).
Le restrizioni sono invece simili a quelle per la donazione di sangue e plasma. Non può infatti diventare donatrice una donna che fuma o fa uso di alcol e droghe, che beve molto caffè o segue una dieta sbilanciata o che sia affetta da malattie o infezioni.
Come si consegna il proprio latte e come viene conservato
Chi desidera offrire una quota del proprio latte alla banca può contattare il centro di riferimento della sua zona (ospedali e associazioni) e sottoporsi a un semplice controllo che consiste nella valutazione della storia clinica della mamma e nell’esecuzione di esami specifici per escludere la presenza di disturbi gravi (epatite B, epatite C, infezione da Hiv). Le donatrici ricevono informazioni sulle procedure della raccolta, del trattamento termico, dell’utilizzo del latte umano e devono redigere un consenso scritto per il trattamento dei dati personali e per l’esecuzione degli esami specifici.
Il latte di donatrice, consegnato alla Blud in corrette condizioni e congelato, viene conservato in un congelatore (a -20°C) sino al momento del suo utilizzo. Prima di venire somministrato verrà poi scongelato, e trattato utilizzando un processo noto come pastorizzazione. Questo processo, tramite il calore, aiuta a distruggere eventuali organismi patogeni indesiderati che possano essere presenti nel latte. Una volta che il latte donato è stato scongelato e pastorizzato, va tenuto in un refrigeratore (a +4°C) e utilizzato entro e non oltre 24 ore.
A cosa serve il latte raccolto
Principalmente servirà per alimentare i bambini nati prematuri che non avendo potuto portare a termine il proprio sviluppo in utero, possono presentare alla nascita vari problemi, come una maggiore suscettibilità alle infezioni e intolleranza alimentare.
«Il latte umano donato è utile soprattutto per i neonati pretermine e con problemi di salute – spiega Luca Tafi, direttore del reparto di Pediatria dell’ospedale in Valdarno – Purtroppo, le mamme con un figlio ricoverato in terapia intensiva subiscono spesso un distacco prolungato dal neonato e sono soggette ad uno stress elevatissimo: due condizioni che possono provocare una riduzione notevole della produzione del latte fino a farla cessare».
In questi casi il latte umano donato può essere considerato un vero e proprio farmaco essenziale in grado di ridurre il rischio di enterocolite necrotizzante, una grave condizione che colpisce tipicamente questi neonati, di sepsi e altre infezioni o di altre condizioni legate alla prematurità. Il direttore del reparto di Pediatria dell’ospedale toscano ricorda che ci sono benefici anche per i lattanti con malattie gastrointestinali, metaboliche, cardiache, renali.
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