Difficoltà organizzative e logistiche e un calo dei donatori di organi che ha comportato un’inversione rispetto al picco registrato nel 2017. È questo il quadro tracciato dal Centro regionale trapianti della Sicilia, dopo i dati “sconfortanti”, così definiti dalla coordinatrice, la dottoressa Bruna Piazza, relativi al 2018.
“La donazione degli organi viene ancora considerata come un gesto volontario – spiega Piazza a DonatoriH24 -, mentre invece è ormai inserita nei Lea (i Livelli essenziali di assistenza, cioè l’insieme di prestazioni, servizi e attività che lo Stato ritiene importanti da non poter essere negate ai cittadini, ndr). Ecco perché occorre un piano di coordinamento più istituzionalizzato tra le varie strutture presenti sul territorio”.
I numeri, seppur considerati sconfortanti, sono comunque superiori rispetto al 2016, quando sull’intero territorio siciliano vennero effettuati 196 trapianti: “Questo è il motivo per cui, nonostante tutto, confidiamo in una ripresa. Gli ottimi dati registrati del 2017, quando sono stati effettuati 287 trapianti, dimostrano la professionalità e la competenza delle nostre strutture. Purtroppo, però, l’entusiasmo e le capacità – spiega – se non supportate da un programma serio a livello istituzionale, non bastano”.
Tuttavia, l’assessorato regionale alla Sanità è già al lavoro per garantire, ai coordinamenti locali, una definizione più precisa dell’attività da svolgere. Nonostante le liste d’attesa, particolarmente lunghe soprattutto per il polmone: “Al di là delle difficoltà del nostro territorio – conclude Piazza – si tratta dell’organo che risente in misura maggiore delle alterazioni metaboliche, nonché della degenza in terapia intensiva. Proprio per questo è spesso il più difficile da considerare idoneo per un trapianto”.