«Desidero ringraziare vivamente l’Italia anche a nome del Centro emofilia di Kabul, dei pazienti emofilici afgani, dei loro genitori: la donazione di fattore VIII e fattore IX plasmatico significa per i pazienti emofilici afgani la vita». Sono le parole di Arif Oryakhail, consulente tecnico per la salute pubblica dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo del Ministero degli Esteri, che si è fatto portavoce del Centro Emofilia di Kabul.
Con una lettera ufficiale anche il Ministro della salute Afghano, Ferrozzudin Feroz, ha ringraziato il nostro paese per aver inviato partite di medicinali plasmaderivati garantendo le cure necessarie a numerosissimi pazienti emofilici.
La foto di Thomas Glass, presente in questo articolo, scattata per il Comitato Internazionale della Croce Rossa, ritrae il reparto pediatrico del Mirwais Hospital di Kandahar, in Afghanistan. Il piccolo paziente, Nasir Ahmad, 5 anni, ha la talassemia. Si sta preparando per la sua normale trasfusione di sangue, di cui ha bisogno ogni cinque settimane. Secondo i medici, l’aspettativa di vita dei bambini affetti da talassemia in Afghanistan è di circa 15-20 anni. Questo perché poche strutture sanitarie forniscono questo servizio, le famiglie colpite spesso non capiscono la malattia e non esiste un programma nazionale per affrontare la talassemia.
Rivolgendosi alla ministra della Salute italiana, al direttore del centro nazionale sangue, al coordinatore nazionale delle associazioni di donatori e ai direttori di Emo Foundation, Ferrozzudin Feroz ha lodato la grande generosità dell’Italia e, in particolare dei donatori di Emilia Romagna e Marche, regioni da cui provenivano le partite di medicinali inviati: sono state circa 12 milioni le unità di medicinali plasmaderivati che l’Italia ha inviato all’Afghanistan dal 2013, anno in cui è iniziata la collaborazione tra i due paesi.
«La maggiore parte dei pazienti è costituita da bambini. I genitori, appena sono stati informati dell’arrivo della donazione di fattore VIII e IX plasmatico al Centro emofilia di Kabul, si sono messi in viaggio con i loro figli. I piccoli pazienti accompagnati dai loro genitori sono arrivati da tutte le Regioni dell’Afghanistan. Hanno affrontano il pericolo di un lungo viaggio pur di poter arrivare al Centro per una somministrazione di fattore» ha raccontato Arif Oryakhail, proseguendo: «I genitori vivono nell’angoscia di non poter dare una terapia ai loro figli. Senza le donazioni non avrebbero nessuna possibilità di accedere alla terapia».
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L’invio di medicinali plasmaderivati fa parte di un progetto internazionale che ha lo scopo di «garantire un utilizzo etico e razionale del plasma nazionale» spiega il Centro Nazionale Sangue. L’Italia esporta quindi questo tipo di medicinali (MPD) eccedenti il fabbisogno nazionale nei paesi che ne necessitano: a beneficiarne infatti, con modalità differenti, ci sono Afghanistan, Albania, Armenia, Egitto, India e Serbia. In futuro gli interventi verranno estesi anche a Palestina, Kosovo, Egitto, El Salvador e Bolivia.
«I pazienti emofilici di tutto l’Afghanistan, i loro genitori Vi ringraziano con tutto il cuore e Vi sono profondamente riconoscenti. Speriamo vivamente in una stabile collaborazione futura e di poter assicurare ai pazienti emofilici afgani un trattamento costante e sicuro nel tempo in modo da prevenire le malformazioni causate dalla malattia e di poter dare loro un futuro, una possibilità di vita. L’Afghanistan vi ringrazia» conclude Arif Oryakhail.