La raccolta di plasma, componente del sangue fondamentale per la preparazione di farmaci salvavita, è aumentata: circa 840mila i chilogrammi registrati nel 2018, 4mila in più rispetto al 2017. In questo modo stati infatti centrati gli obiettivi fissati dal Programma Nazionale Plasma del Ministero della salute che detta il percorso per avvicinarsi all’indipendenza strategica dal mercato nordamericano entro il 2020.
Secondo il Centro Nazionale Sangue insieme al Civis (Comitato Interassociativo di Volontariato), al coordinamento delle associazioni dei donatori, e all’Associazione Italiana Immunodeficienze Primitive (AIP Onlus), per raggiungere la completa autosufficienza basterebbe un forte lavoro collaborativo.
I DATI
Quasi tutte le regioni sono in linea con gli obiettivi dettati dal Programma, con alcune come le Marche e la Sicilia che li hanno superati. Ha raccolto meno dell’80% di quanto programmato, invece, il Molise. Le altre regioni in cui si dona più plasma sono il Friuli Venezia Giulia e la Val D’Aosta, che sfiorano o superano i 20 chilogrammi ogni mille abitanti. Più distanti dagli obiettivi, invece la Campania, la Calabria e il Lazio, con le ultime due che però hanno aumentato la raccolta in linea con le richieste.
L’OBIETTIVO DELL’AUTOSUFFICIENZA
«I risultati ottenuti dal sistema italiano, che a differenza di quelli di paesi come Stati Uniti e Germania anche per il plasma si basa sulla donazione totalmente volontaria e non remunerata, sono notevoli, e ci permettono di garantire più del 70% del fabbisogno per tutti i plasmaderivati necessari ai pazienti italiani» ha commentato Giancarlo Maria Liumbruno, direttore del Centro Nazionale Sangue. Secondo Liumbruno infatti, per arrivare agli obiettivi del Piano bisognerà aumentare la raccolta di circa 20mila chilogrammi entro il 2020. Ma si tratta di «uno sforzo che è alla portata del sistema sangue italiano» continua il direttore. Basti pensare che i risultati italiani sono stati ottenuti con 2,1 donazioni di plasma in media l’anno per ogni donatore che effettua questo tipo di donazioni, una cifra largamente inferiore a quella di altri paesi. Per raggiungere i 20 mila chilogrammi che servono basterebbe quindi che in ogni centro di raccolta si effettuassero tre donazioni di plasma in più ogni settimana.
IL RUOLO DELLE ASSOCIAZIONI DI DONATORI
I buoni risultati in fatto di donazioni di plasma dipendono anche dal ruolo attivo del volontariato del sangue. «Lavoriamo insieme al Cns – spiega il coordinatore protempore del Civis e presidente di Avis Nazionale, Gianpietro Briola – e alle altre istituzioni sanitarie affinché i donatori percepiscano che ogni tipologia di donazione, a seconda delle necessità di programmazione e delle caratteristiche del donatore, è importante per i nostri malati. Per conseguire questi obiettivi, tuttavia, è fondamentale che il sistema trasfusionale sappia organizzarsi in modo efficace, incentivando le aperture pomeridiane e sopperendo a quelle situazioni di carenza di personale che esistono in alcune zone d’Italia».
«Le associazioni – conclude Briola – sono anche la garanzia che in Italia il sistema si mantenga etico e solidale. I farmaci plasmaderivati sono una risorsa per il Paese e devono rimanere patrimonio pubblico. Il recente articolo del New York Times sui cittadini americani poveri che vendono il plasma ci fa riflettere su quanto l’Italia sia all’avanguardia, con un sistema che tutela donatore e ricevente impedendo che il corpo umano possa essere fonte di profitto».