Gocce, globuli, vampiri. Nel corso degli anni, i volontari di Avis che hanno sfilato in occasione del Carnevale di Viareggio si sono vestiti da qualsiasi cosa, sempre però con lo stesso comune denominatore: il sangue. Una partecipazione che vede, da sempre, l’associazione al fianco della Fondazione, responsabile di uno degli eventi, nel genere, più famosi e importanti del mondo. Promuovere la donazione del sangue e dei suoi emocomponenti, e diffondere la cultura della solidarietà con leggerezza e divertimento, sarà la linea guida per Avis anche in questo 2019, in particolare domenica 17 febbraio, quando i volontari sfileranno tra i carri allegorici lungo le strade della cittadina toscana.
Emanuele Gelli, responsabile del gruppo Giovani Avis Toscana, ha raccontato a DonatoriH24 le tappe che l’hanno portato a diventare donatore e ad accrescere il legame tra l’associazione e il Carnevale di Viareggio.
Emanuele, come è nato il tuo rapporto con Avis e a quando risale la scelta di diventare donatore?
Sono donatore da quando ho 18 anni (ne ha appena compiuti 28, ndr) e ho iniziato le prime attività di volontario con l’Avis della mia città di origine, Pistoia, di cui sono vice presidente dal 2012. Da novembre 2017, invece, sono responsabile del gruppo Giovani Avis Toscana.
Come si è sviluppata la partecipazione al Carnevale e cosa rappresenta per voi essere presenti ogni anno?
La nostra associazione funziona bene perché c’è grande collaborazione tra le figure, per così dire, senjor, e giovani. La partecipazione al Carnevale è iniziata nel 2000 come Avis regionale, ma i primi a sfilare in questa manifestazione sono stati i giovani di Viareggio che, di anno in anno, hanno poi sempre aumentato il numero dei partecipanti. Personalmente ho iniziato a presenziare alle sfilate dal 2012, riuscendo a formare, con l’aiuto degli altri volontari, gruppi di circa 200 persone, ogni volta con un tema diverso con cui sfilare, ma sempre con lo stesso obiettivo: sensibilizzare alla donazione.
Quest’anno la partecipazione di Avis sarà un po’ diversa dal solito: puoi spiegarci meglio?
Per questioni legate all’ordine pubblico non è più possibile sfilare senza un carro, ecco perché gran parte dell’esibizione di Avis si svolgerà sulla tribuna. Organizzeremo una serie di coreografie statiche, ma che, con bandierine e pompon, animeranno comunque gli spalti. Il colore dominante sarà il giallo, in riferimento al plasma e alla campagna #GialloPlasma che l’associazione sta portando avanti per sensibilizzare a questo tipo di donazione: verrà steso un telo sulla tribuna con la scritta Avis e, intorno, le persone sventoleranno queste bandierine e questi pompon rossi, come il sangue, e gialli, appunto, come il plasma.
Quanto è prezioso, per voi giovani e per Avis, sfruttare un palcoscenico come quello del Carnevale?
L’obiettivo, non solo dell’associazione, ma di tutti noi volontari, è da sempre duplice: promuovere il nome e il lavoro che Avis svolge quotidianamente, e coinvolgere quante più persone possibili sull’importanza della donazione. Partecipare al Carnevale di Viareggio offre grande visibilità: usciamo da un periodo molto critico sotto il profilo della raccolta, quindi saremo presenti per ricordare che di sangue c’è sempre bisogno, così come c’è sempre bisogno di nuovi donatori. Ringrazio la Fondazione che, da anni, ci dà la possibilità di sfruttare questa festa per lanciare un messaggio di solidarietà a tutti.
Tu hai iniziato a donare il sangue da molto giovane: cosa ti senti di dire alle persone della tua generazione o, in generale, a chi ancora non ha compiuto questa scelta?
Quando mi trovo a parlare nelle scuole davanti ai bambini, dico sempre che ognuno di noi è chiamato a fare qualcosa in più. Non si possono curare solo i propri interessi. Donare il sangue è una cosa banalissima che porta via pochissimo tempo, ma che permette di salvare la vita agli altri. Troppo spesso si tende a dare per scontato che il sangue ci sia: in Italia, come donatori, siamo oltre 1 milione e 300mila che, ogni volta, senza farsi pubblicità, si recano autonomamente a donare. Essere parte attiva della società è la sola cosa che possiamo e vogliamo fare.