Trasfusioni di sangue contro il Parkinson

2019-01-24T23:03:36+01:00 24 Gennaio 2019|Mondo|
di Emiliano Magistri

Trasfusioni di sangue (o di estratti selezionati di plasma), provenienti da donatori giovani, per rallentare il progredire del morbo di Parkinson. O, quantomeno, dei sintomi più evidenti. È questo l’obiettivo della ricerca che il Wyss-Coray Lab della Stanford University vuole condurre su 190 pazienti, dopo aver effettuato esperimenti sugli animali per dimostrare il ringiovanimento del cervello degli anziani provocato dal sangue di esemplari giovani.

Il test consiste in una cinque giorni di trasfusioni di un estratto selezionato di sangue giovane, caratterizzato da mille proteine che sono risultate già molto efficaci nei test di ringiovanimento sugli animali. La terapia verrà poi ripetuta dopo tre mesi e, a quel punto, sarà esaminato l’eventuale miglioramento del quadro cognitivo dei pazienti coinvolti (tutti tra i 70 e gli 80 anni), otre al livello di attenzione, memoria e capacità di linguaggio.

Una sperimentazione che, in un prossimo futuro, potrebbe interessare anche il nostro Paese. A oggi, infatti, in base ai dati forniti da Parkinson Italia (la confederazione di associazioni italiane parkinson e parkinsonismi), sono circa 300.000, per lo più maschi (1,5 volte in più rispetto al sesso femminile), le persone colpite da questa patologia. Un dato che, secondo l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), è destinato a raddoppiare entro il 2030. L’età di esordio è compresa fra i 59 e i 62 anni, con un inizio del danno cerebrale da retrodatare di almeno sei anni rispetto alla prima diagnosi.