Sabato 5 gennaio si è svolta la giornata sperimentale del “Corso per superare la paura dell’ago” organizzata da Avis Comunale Perugia. Un’iniziativa all’avanguardia che si unisce al continuo lavoro di Avis comunale Perugia, definito dal Presidente Fabrizio Rasimelli, «il più possibile innovativa e sperimentale, con lo scopo di percorrere nuove strade per sensibilizzare e diffondere la cultura della donazione tra i cittadini».
La prima giornata ha visto partecipi due giovani perugini, Federico ed Elena, entrambi terrorizzati da ago, prelievi e, in conseguenza, dalle procedure della donazione.
Lo scopo di questo corso è quello di «intercettare persone che aspirerebbero a donare ma non riescono perché hanno paura dell’ago e del prelievo», dice Elisa De Meo, professionista nel campo dello “Yoga della risata” e ideatrice del metodo Joymotion, utilizzato anche durante il corso a Perugia. De Meo prosegue parlando con DonatoriH24: «Le due persone su cui abbiamo “agito” o non avevano mai fatto un prelievo oppure era capitato ma per assoluta necessità. La cosa stimolante è che entrambi fossero veramente motivati a donare ma non si erano mai sentiti pronti per farlo».
Il corso si è composto di varie fasi: prima una breve introduzione teorica sulla paura, stato emotivo di protezione non necessariamente negativo ma utile per la sopravvivenza di ciascun individuo. La seconda parte, sempre teorica, sulla presa di coscienza dell’esagerazione della paura che, se incontrollabile, diventa inutile e, addirittura, invalidante nella vita quotidiana. Una terza fase è stata quella dedicata al controllo della percezione della paura e a come questa pensiamo sia percepita dall’esterno. Spesso, infatti, avere paura è sinonimo di debolezza ed è all’origine di sentimenti di inadeguatezza e vergogna.
Ma la fase centrale e più importante è stata la visita in ospedale. I partecipanti si sono infatti sottoposti ad un prelievo di controllo e, infine, una di loro anche alla donazione. «Ci saremmo potuti ritenere soddisfatti anche solo della loro visita in ospedale» commenta Elisa De Meo che spiega a DonatoriH24 come si è svolto il corso nel dettaglio:
«Per prima cosa abbiamo distribuito delle schede in cui Fabrizio ed Elena hanno espresso i loro livelli di ansia e paura riguardo al sangue, all’ago o alla paura di svenire e a che livello fosse la loro propensione e volontà a compiere la donazione. Tutti parametri che alla fine della giornata sono di gran lunga migliorati».
Il corso, spiega De Meo, è stato concepito come un percorso di lavoro sull’emotività e l’empatia, unito ad un lavoro pratico sulla respirazione e sulla “risata”.
La parte di giornata svolta in ospedale si è suddivisa in una fase di “riduzione dell’allerta“, ovvero di rilassamento con la respirazione consapevole e la risata. Una seconda parte dedicata alla formulazione ed emissione di affermazioni semplici. Attraverso il meccanismo della ripetizione di una frase, ad esempio “siamo donatori Avis molto bene molto bene yeah” quella utilizzata in questo contesto, spiega Elisa De Meo, «si fa in modo che il subconscio registri quella determinata frase e la memorizzi profondamente».
E, infine, uno sfogo vocale in Gibberish (linguaggio no-sense), libero e liberatorio, per «distrarre la parte razionale e evitare di focalizzare i pensieri sulle conseguenze o modalità del un gesto o dell’azione che incute timore» spiega De meo, che prosegue: «abbiamo portato una ventata di gioia in ospedale, con lo scopo di creare un ambiente meno serioso possibile che potesse far sentire a proprio agio i giovani partecipanti».
Federico Cerrini, uno dei due partecipanti di questa prima giornata ha espresso a DonatoriH24 tutta la sua soddisfazione: «mi ritengo un ragazzo con una seria fobia, una repulsione incontrollata anche solo al pensiero di tutto ciò che possa riguardare aghi e punture. Il corso di certo non mi ha fatto passare la paura ma mi ha offerto un aiuto per lavorarci». Per Federico, a cui è stato sconsigliato di donare visto lo stato di forte agitazione, è stata però «una grandissima vittoria essere riuscito a sottoporsi al semplice prelievo del sangue» e non esclude in futuro di potersi avvicinare alla donazione vera e propria.