Il 2019 è iniziato da poco ma le bufale e le finte catene di solidarietà non si sono fatte attendere. L’Avis Nazionale e l’Avis Roma hanno infatti segnalato negli ultimi giorni finti messaggi di emergenza sangue e inviti alla donazione tramite vari canali social come facebook o whatsapp.
Brevi comunicati “bufala” con richieste di sangue per un bambino malato o una madre in difficoltà. Il più comune in questa prima settimana di gennaio è stato un appello a donare il sangue per un bambino colpito da leucemia fulminante:
“Bimbo di 17 mesi necessita di sangue GRUPPO B POSITIVO per LEUCEMIA FULMINANTE. TEL. 3282694447 RICCARDO CAPRICCIOLI FAI GIRARE LA MAIL E’ URGENTE E IMPORTANTE SE LA FERMI SEI UN MOSTRO“
Abbiamo chiesto al presidente di Avis Roma, Maurizio Infantino, come ci si deve comportare per non cascare in queste finte richieste e, soprattutto, evitarne la diffusione.
«La prima cosa da fare è contattare sempre le sedi Avis o delle associazioni ufficiali attive sul proprio territorio per verificare la veridicità dell’informazione ricevuta», spiega a Donatorih24.
Ma la vera arma per prevenire il diffondersi di bufale «è la diffusione di una cultura della donazione abituale, non legata cioè ad una necessità di emergenza specifica». Fondamentale, secondo Infantino, «che si doni sangue in ogni caso, indipendentemente da un motivo particolare».
Infantino ricorda comunque che il sistema sanitario italiano è «ben strutturato, nel caso, per rispondere alle emergenze, questo basti per non pensare che quel tipo di messaggi siano effettivamente reali». E continua: «purtroppo però la realtà donazionale romana è molto legata alla donazione per emergenza. Ma questo non è il modo corretto né per affrontare il tema del dono né per evitare il diffondersi di falsi appelli alla donazione».
La donazione costante, inoltre, è un’abitudine che salvaguarda la vita del donatore e lo spinge ad assumere un comportamento non a rischio prima di tutto per sé stesso.
Con la donazione sporadica invece si risolve l’emergenza (anche qualora fosse reale) ma non si risolve il problema: i donatori occasionali non assumono un comportamento costantemente sano e i centri trasfusionali sono costretti, spesso, a fare i conti con donazioni inutili.
Ecco allora l’appello di Maurizio Infantino a politici ed istituzioni: «perché i presidenti dei municipi non mandano una lettera civica invitando i residenti dai 18 ai 25 anni a donare il sangue?» E continua: «è importante l’educazione al dono. Un informazione costante che deve avvenire in un percorso sostenuto dallo stato, non solo dalle associazioni». Secondo il presidente di Avis Roma, ecco che questo favorirebbe un miglioramento del sistema donazionale e impedirebbe la diffusione di informazioni sbagliate o, addirittura, di bufale come quelle che stanno circolando in questi giorni.
La riflessione di Maurizio Infantino con DonatoriH24 si riferisce anche ad un confronto con le realtà del nord Italia in cui «questi percorsi educativi sono abbastanza abituali, qui a Roma facciamo fatica a diffonderli e, soprattutto, a farli affermare, a maggior ragione se non si sradica la cultura dell’emergenza sangue da colmare, ecco che l’emergenza è culturale».