Per donare si inventano scuse, Baita:
«chiedere il permesso dal lavoro è dura»

2019-01-02T11:42:05+01:00 2 Gennaio 2019|Primo Piano|
di Marta Perroni

“Chiedere ai datori di lavoro il permesso per andare a donare il sangue è diventato sempre più difficile”. Sono le parole di Ivo Baita, presidente di Fidas provinciale Pordenone e consigliere Fidas nazionale mentre riflette insieme a DonatoriH24 sulle difficoltà che incontrano le associazioni di donatori nel loro lavoro con i cittadini.

LE DONAZIONI A CHIAMATA

Ivo Baita spiega anche quanto la realtà di Fidas pordenonese e friulana sia felice rispetto alla raccolta del sangue. «Possiamo dire che in Italia il Friuli Venezia Giulia sia un’orchidea in un campo di margherite» racconta con una metafora il presidente, «la provincia di Pordenone è stata la prima zona da cui è partita la donazione a chiamata».  Questo significa che in Friuli le donazioni sono programmate e «si dona quando serve, dove serve  e quanto basta» continua Baita, «settimanalmente sappiamo dove sono le carenze, quali sono le zone critiche e veniamo informati del rischio di andare sotto scorta, così interveniamo tempestivamente».

Le donazioni a chiamata, spiega Ivo Baita, servono per essere precisi e per dare agli ospedali sempre quello che serve senza che rimangano scorte in scadenza da dover buttare.

LE DIFFICOLTÀ

Ci sono problemi, però, informa il presidente di Fidas provinciale Pordenone, che sono sorti in seguito alla crisi economica del 2008. «Fino a qualche anno fa,quando anche le piccole aziende funzionavano e avevano grossi profitti, chiedere ai datori di lavoro un permesso per poter donare il sangue era abbastanza semplice. Ora non più» racconta a DonatoriH24.  «Le statistiche Fidas dicono che l’80 per cento dei possibili donatori non dice più “vado a donare il sangue”, piuttosto si inventa scuse come impegni o imprevisti in famiglia» continua Baita, «non possiamo dire che abbiamo un rifiuto da parte dei donatori, loro sanno che le nostre chiamate sono a fronte di necessità motivate, ma il problema con i datori di lavoro rimane». 

DONARE SE STESSI

«La donazione» aggiunge Baita, «rappresenta l’atto migliore che puoi fare nei confronti del prossimo, parlando anche cristianamente: amare il prossimo tuo dando tutto te stesso» e continua, «il sangue è una delle parti migliori di noi, non si può fabbricare o comprare» e racconta a DonatoriH24 «La prima volta sono andato insieme ad un gruppo di giovani, avevo 21 anni. Fortunatamente non ho mai avuto paura dell’ago e questo è stato un vantaggio» continua, «avevamo lo spirito e la voglia di fare qualcosa, e, per i tempi, quarant’anni fa, era davvero qualcosa di diverso» e conclude «fortunatamente ora è diventata uno stile di vita e siamo in tantissimi a condividerlo».