Giornata per la donazione di cordone ombelicale
Campagna Adisco: nelle piazze con i ciclamini

2019-01-24T17:12:23+01:00 17 Novembre 2018|Attualità|
di Gianluca Colletta

«Riorganizzare le banche del sangue e implementare la donazione di sangue da cordone ombelicale». Guarda al futuro e pensa al passato il presidente dell’Adisco (Associazione donatori italiani di sangue da cordone ombelicale) Giuseppe Garrisi. Per ricordare i trent’anni del primo trapianto di cellule staminali provenienti da cordone ombelicale, l’associazione che presiede ha organizzato un convegno e indetto una giornata nazionale. Il 17 novembre, infatti, nelle piazze italiane potranno essere acquistate di piante di ciclamino per sostenere l’organizzazione non profit.

Negli ultimi trent’anni la scienza e la ricerca hanno fatto passi da gigante. Il 15 novembre 1988 la prof.ssa Eliane Glokman effettuò il primo trapianto su un paziente, tutt’ora vivente, affetto dall’anemia di Fanconi. Quell’intervento segnò un punto di partenza per la ricerca di cure a tutta una serie di malattie. L’Adisco ha quindi deciso di ricordare quel giorno. E lo ha fatto appunto con un convegno: “1998-2018: 30 anni dal primo trapianto di CSE da SCO – attualità e prospettive”. Quattro sessioni per discutere degli aspetti clinici ed etici sull’uso del sangue, il ruolo del trapianto e delle banche del sangue da cordone ombelicale e l’importanza delle associazioni del dono.

Fondamentale è il ruolo che i volontari svolgono nel Paese. «Stiamo cecando di implementare sul territorio la donazione di sangue da cordone ombelicale – ha spiegato a Donatorih24.it il presidente dell’Adisco, Giuseppe Garrisi – sia attraverso le nostre sedi, ma, in particolare, anche attraverso i centri di raccolta e le banche. La nostra missione si è modificata nel corso degli anni. Mentre prima parlavamo di donazione esclusivamente ai fini trapiantologici, oggi dobbiamo informare che solo il 9-10 per cento delle donazioni può essere utilizzato per trapianti».

Il restante 90 percento come viene utilizzato?

Viene donato comunque. Non va perduto, perché verrà utilizzato per la ricerca, per la creazione del gel piastrinico, che viene utilizzato per curare diverse malattie. Si va dalle ulcere dei diabetici, alla cura dell’Epidermolisi bollosa del lattante, i cosiddetti bambini farfalla, che hanno un’alterazione per cui la pelle vola via come se fossero le ali di una farfalla. Viene poi utilizzato per il collirio oftalmico e a fini trasfusionali. Un tempo infatti i bambini fortemente prematuri venivano trasfusi con del sangue adulto che conteneva emoglobina da adulto. Nel tempo la scienza ha visto che questa emoglobina produceva dei danni a livello sia della retina che gastroenterico. Fare trasfusioni quindi con del sangue che contiene emoglobina fetale è certamente più utile. L’impiego del sangue cordonale è utile non solo ai fini trapiantologici, ma anche per tutta una serie di applicazioni che si stanno facendo.

Presidente Garrisi, quali sono le difficoltà al giorno d’oggi e le sfide future che sono emerse nel corso di questa giornata?

Le sfide future sono quelle di riorganizzare il sistema delle banche del sangue da cordone ombelicale in Italia, perché dobbiamo avere sicuramente dei progetti che siano sostenibili. Oggi il costo di avere in Italia 17 banche è troppo alto e non è più sostenibile. Il Centro nazionale sangue e il Centro nazionale trapianti stanno rivedendo il sistema, magari con tre banche principali che fungano anche da fulcro centrale, e a due o tre banche che gestiscano i centri di raccolta. Dobbiamo sicuramente cercare di economizzare i costi e promuovere sempre più la donazione.

Non è l’unico problema che c’è…

In Italia non è consentita la conservazione per uso proprio del cordone ombelicale. È stato dimostrato che non c’è nessuna utilità biologica nel conservare questo sangue per sé stessi. Inoltre molte sacche sono state mandate all’estero per fini propri, ma nessuna è rientrata in Italia per trapianto. Molto spesso i genitori affrontano delle spese per mantenere il sangue all’estero, pensando di aver fatto una polizza assicurativa sulla vita del proprio figlio. Invece non è così. Sul tema c’è una cattiva informazione. Il sangue cordonale viene conservato solo per 15-20 anni. Quindi dobbiamo dire, a chi pensa di conservare il cordone ombelicale all’estero in banche a pagamento, che con quelle cellule non si può curare l’infarto o il Parkinson. Inoltre, per queste malattie, possiamo utilizzare le staminali prelevate da altre sedi, come la spina iliaca. La donazione invece è completamente gratuita e rientra nei Lea, i livelli essenziali di assistenza minimi, che fanno parte del sistema sanitario nazionale.

Durante il convegno sono stati premiati 4 video della nuova campagna Adisco, cosa ci può dire?

Abbiamo indetto una campagna per degli spot pubblicitari che possano servire a propagandare la donazione del sangue cordonale. Sono stati premiati 4 video perché, nonostante avessimo previsto di premiarne inizialmente due, ci è sembrato interessante allargare anche al lavoro fatto da queste altre organizzazioni. Daremo questi spot a tutte le sedi territoriali affinché aprano le assemblee e le iniziative sui territori con questo breve promo.

Sabato prossimo invece ci sarà anche la giornata nazionale Adisco…

Abbiamo fatto anche un’altra iniziativa comune. Il 17 novembre, proprio per ricordare i 30 anni dal primo trapianto con cellule staminali da cordone ombelicale, abbiamo proclamato la giornata nazionale Adisco con la vendita di ciclamini che saranno messi a disposizione sulle varie piazze italiane. Per ora hanno aderito molte sedi, ma negli anni futuri cecheremo di ampliarle, promuovendo anche dei gazebo per ricordare questa giornata e stimolare la donazione di sangue cordonale.

Quali saranno le prossime sfide di Adisco?

Intanto dobbiamo migliorare i costi della donazione di sangue cordonale e poi incentivare sempre più la ricerca. Negli ultimi anni con il gel piastrinico e le nuove cure è migliorata la qualità di vita di molte persone. Dobbiamo continuare a incentivare la ricerca non solo a fini trapiantologici, ma anche della cura di molte malattie.