«Plasma, così aumentiamo donazioni»
Agenda comune tra Fidas e S. Eugenio

2018-11-15T10:49:37+01:00 14 Novembre 2018|Primo Piano|
di Gianluca Colletta

È una donazione importante quanto quella del sangue intero, ma per molti è quasi una sconosciuta. La donazione di plasma è la prossima sfida da affrontare nei programmi nazionali per l’autosufficienza del sangue e degli emoderivati. Sono sempre di più le campagne e le iniziative messe in piedi da associazioni, volontari ed equipe mediche per sensibilizzare e incrementare il numero di sacche raccolte.

E tra le tante iniziative, c’è la sperimentazione di un’agenda condivisa che la “Fidas Roma- La rete di tutti“, ha deciso di portare avanti con il centro trasfusionale dell’ospedale Sant’Eugenio della capitale. «Era da tempo – ha raccontato Felice Di Iorio, presidente della “Fidas Roma – associazione La rete di tutti”a Donatorih24.it – che noi cercavamo di incrementare i risultati della donazione di plasma. Aumentavamo gli sforzi ma i risultati erano sotto le nostre attese».

 

UN’AGENDA CONDIVISA PER AUMETARE LE DONAZIONI

L’obiettivo è quello di aumentare questo tipo di donazioni che si fanno in aferesi, cercando di raggiungere l’autosufficienza, come da progetto triennale. Si è pensato così di mettere i due centri trasfusionali che operano con il CTO Sant’Eugenio in collegamento diretto con le associazioni di donatori, in modo da poter prenotare in tempo reale il proprio orario di donazione.

«Insieme con la collaborazione attiva del direttore del centro trasfusionale del Sant’Eugenio, la dottoressa Maria Rita Cassetta, abbiamo ideato la condivisione dell’agenda per prenotarsi a fare l’aferesi – ha spiegato Di Iorio -. Questo permette ai nostri volontari di coinvolgere i nostri donatori, sia quelli storici che quelli nuovi, e mantenere occupate sempre una o due aferesi al giorno. Questo metodo sta dando veramente grandi frutti».

Un risultato importante, soprattutto se confrontato con i dati del passato. «All’inizio – ha sottolineato il presidente dell’associazione “La rete di tutti” – non superavano le 70 l’anno. Poi abbiamo aumentato gli sforzi ma eravamo riusciti ad arrivare al massimo a 140 donazioni l’anno. Un buon risultato ma era sempre inferiore rispetto al fabbisogno e alle possibilità che c’erano. Con la condivisione dell’agenda, in pratica noi monitoriamo tutti i giorni i momenti in cui sono occupate le sale per la donazione del plasma».

 

PROGRAMMAZIONE E SODDISFAZIONE DEL DONATORE

In questo modo è stato possibile fare anche una programmazione e invitare a donare i vecchi donatori e coinvolgere maggiormente quelli nuovi. «Il compito di noi volontari – ha spiegato – è quello di chiamare i nostri donatori e stimolare quelli nuovi a donare plasma, soprattutto per quanto riguarda i gruppi A positivi e B positivi, che possono donare meglio in aferesi. Grazie all’agenda condivisa riusciamo a coprire tutta la settimana, con prenotazioni di dieci giorni in dieci giorni e ogni giorno ci sono una o due persone che si prenotano per venire a donare».

Decisiva, nell’incremento delle prenotazioni in aferesi, è stata la maggiore soddisfazione dei donatori, che non devono più attendere tempi lunghi. «Questa è la strada giusta per risolvere i problemi – ha concluso Di Iorio -. Prima noi chiamavamo il donatore. Lui andava a donare, ma rischiava di trovare la sala occupata e doveva aspettare. Era un donatore insoddisfatto che non tornava. In questo modo invece il donatore è quasi coccolato e si sente parte attiva».

 

LA DONAZIONE IN AFERESI

A differenza della donazione di sangue intero, per la quale bisogna osservare un intervallo di almeno 90 giorni, per il prelievo di plasma si può tornare a donare già dopo 15 giorni. La donazione di plasma (la componente fluida e liquida del sangue) avviene attraverso separatore cellulare. Una volta prelevata la componente liquida del sangue globuli bianchi, rossi e piastrine vengono reintrodotte nel corpo del paziente. Il volume di plasma prelevato è generalmente di 500-600 ml e questo processo dura circa 35-40 minuti. Un motivo in più per incentivare queste donazioni. E la cartella condivisa rappresenta un buon passo nell’ottica condivisa, una cosiddetta buona pratica da replicare altrove. I risulta si vedranno sul lungo periodo, ma l’inizio è stato promettente.