Avere una buona pressione è uno degli elementi essenziali per poter donare. Ogni volta che ci si reca presso un centro trasfusionale o un’autoemoteca, quello della pressione, è uno dei primi valori che vengono controllati. I valori compatibili con la donazione di sangue devono essere, di norma, compresi tra 110 e 180 per la pressione massima e tra 60 e 100 per la pressione minima.
Quando però si soffre di ipertensione, le donazioni vengono precauzionalmente sospese, al fine di tutelare la salute del donatore. Nonostante ci siano cure e farmaci, sono molti i donatori che, loro malgrado, sono costretti a rinunciare.
“In casi di ipertensione le donazioni vengono sospese a scopi precauzionali – ha spiegato il dottor Luca Pierelli, direttore del reparto di medicina trasfusionale e cellule staminali dell’ospedale San Camillo di Roma – e la prima cosa da fare per i pazienti è quella di ristabilizzare la pressione. Solo in un secondo momento si potrà fare una valutazione, caso per caso, sulla possibilità di tornare a donare. Dipende molto anche dai tipi di medicinali che vengono prescritti per stabilizzare la pressione”.
In caso di assunzione di medicinali infatti la donazione viene sospesa e bisogna attendere una settimana, dal momento della sospensione del farmaco, per poter ritornare abili. “La maggior parte dei farmaci rinviano donazione – ha spiegato il dott. Pierelli. L’assunzione di medicinali di per se non può coesistere con la donazione, ad eccezione di alcuni casi, come ad esempio la pillola anticoncezionale o cure per la tiroide. Ovviamente il tempo di sospensione dipende da una valutazione clinica che il medico fa caso per caso”.
Il procedimento di sospensione è regolato da un decreto del 2015 e prevede di norma l’impossibilità di poter donare. “Si può tornare a donare dopo un periodo di sospensione del farmaco, tranne che in alcuni casi particolari. Ci sono infatti malattie sottostanti che precludono la possibilità di poter tornare a donare, come nel caso di patologie epatiche, autoimmuni o neoplasie“.