Avis ed Emergency insieme nelle aree di crisi. Briola:
«Cambiamo il sistema sangue nelle zone in guerra»

2019-01-24T17:21:53+01:00 9 Ottobre 2018|Attualità|

«Mettere a confronto realtà associative consolidate con altre emergenti in zone di crisi, è fondamentale per migliorare la formazione di un volontariato consapevole e preparato». A dirlo è Gianpietro Briola, presidente di Avis nazionale, che ha commentato a DonatoriH24 il dibattito tra Avis ed Emergency di domenica 7 ottobre, nell’ambito del Festival di Internazionale a Ferrara. Le due associazioni hanno organizzato un incontro sulla garanzia del diritto alla salute e al sangue, per stimolare riflessioni sulla preparazione tecnica e pratica di chi si accinge ad affrontare scenari di guerra come volontario.

In apertura dell’evento il direttore del Centro nazionale sangue Giancarlo Liumbruno e la direttrice del Centro regionale sangue Emilia-Romagna Vanda Randi hanno spiegato i vincoli legislativi entro cui si applicano le leggi in materia, sia sul piano nazionale che regionale. A seguire il presidente Briola è intervenuto accanto alla dottoressa Raffaella Baiocchi, Medical Division Obs&Gyn di Emergency per parlare di quello che concretamente avviene negli scenari di guerra in cui operano i volontari.

AVIS HA LE CONOSCENZE, EMERGENCY LA PRATICA NELLE ZONE A RISCHIO

Il confronto di domenica nasce da iniziative locali, grazie all’impegno di Avis Ferrara che ha avviato da tempo un dialogo con Emergency sulla sensibilizzazione e formazione capillare di volontari e donatori: «Fare rete tra associazioni di volontariato in questo momento di transizione della riforma è importante – spiega Sibillia Tieghi, vicepresidente di Avis provinciale Ferrara – Emergency cura direttamente il malato, il paziente. Quello su cui lavoriamo noi è ricordare ai tecnici che il paziente è anche un donatore, e come tale va tutelato. L’esperienza avisina di Ferrara si è unita a quella di Emergency da due anni. Abbiamo iniziato con attività a livello locale, organizzando dibattiti pubblici all’interno degli Emergency days inserendoci in tematiche culturali e sociali. L’evento di Ferrara è stato un punto d’arrivo importante per creare sinergie e coinvolgere attori di livello molto alto nel confronto».

Come si costruisce una preparazione adeguata nel settore trasfusionale nei paesi in crisi? Per Briola trasmettere conoscenze ed esperienze tra realtà associative diverse è fondamentale, così come educare alla donazione volontaria e gratuita le strutture sanitarie in zone a rischio: «Avis può supportare Emergency nell’aspetto tecnico, fornendo materiali o macchinari, ma soprattutto trasferendo il nostro know-how. Insieme abbiamo suggerito modelli trasfusionali da sviluppare, perché non c’è sempre formazione adeguata in questi paesi nell’ambito, anche per quanto riguarda il dono. Bisogna insistere sul fatto che il sangue non deve essere venduto e auspichiamo che non sia concepito come un bene privato ma pubblico a disposizione di tutti i malati. Dobbiamo cambiare l’idea di proprietà del sangue, che è uno strumento etico dell’ospedale».

L’Avis ha accordi diplomatici  con diversi paesi in via di sviluppo, in particolare in sud America, dove al stabilità dei governi consente all’associazione di lavorare in modo proficuo: «Non operiamo nelle zone di guerra, ma possiamo dare le nostre conoscenze ad altre associazioni come Emergency – continua Briola – Nei terreni di guerra non c’è un sistema strutturato di rete sanitario nella maggior parte dei casi. Lo scopo è costruire una rete trasfusionale in accordo con le autorità competenti. Abbiamo dato la nostra disponibilità, cercheremo ora di mettere qualcosa nero su bianco».