Veneto Agricoltura non rimborsa i lavoratori donatori
Il presidente: “Non è un obbligo”. Ma la realtà è diversa

2019-01-24T17:22:16+01:00 5 Ottobre 2018|Attualità|
di Sara Catalini

Cento lavoratori donatori non si vedono rimborsati dall’azienda per cui lavorano il tempo dedicato alla donazione di sangue, come invece la legge prevede. Questo è quanto accade in Veneto, nell’Agenzia Veneto Agricoltura, realtà per l’innovazione nel settore primario ed ente strumentale della Regione, che svolge attività di supporto alla Giunta Regionale nell’ambito delle politiche per i settori agricolo, agroalimentare, forestale e della pesca.

A spiegare a DonatoriH24 le circostanze disarmanti a cui sono costretti 100 operai forestali con contratto a tempo determinato è Maria Teresa Turetta, referente del sindacato Cub (Confederazione unitaria di base): «L’ufficio competente di Veneto Agricoltura che dovrebbe farsi carico della pratica per richiedere il rimborso della giornata di lavoro dedicata alla donazione scarica le responsabilità sull’Inps. Citano circolari del 2007, facendo riferimento a una normativa ormai superata. Eppure è il datore di lavoro che ha l’obbligo di predisporre la documentazione all’Ente previdenziale, non lo devono fare i lavoratori. Su 500 precari tra gli operai forestali un quinto sono donatori, se continuiamo a creargli difficoltà rischiamo di allontanarli da questa pratica di solidarietà». Andare all’Inps richiede tempo, chi lavora tutti i giorni ne ha poco, perché dovrebbe farsi carico di un dovere non suo?

PERMESSI RETRIBUITI PER CHI LAVORA E DONA IL SANGUE: COSA DICE L’INPS

Stando alle linee guida del 2012 diramate dall’Inps nella circolare n° 5 del 16/01/2012 infatti, al lavoratore dipendente (sia che si tratti di un tempo determinato o indeterminato) che dona il proprio sangue gratuitamente, viene concessa una giornata di riposo retribuita. Anche se quel giorno per qualche motivo la donazione è sospesa.

Come ottiene il rimborso e come funziona? Secondo la circolare, in caso di donazione con prelievo minimo di 250 grammi di sangue effettuato presso centri autorizzati dal ministero della Salute (centro di raccolta fisso o mobile, centro trasfusionale o centro di produzione di emoderivati), al lavoratore spetta la retribuzione per le ore non lavorate nella giornata di donazione anche se risulta inidoneo a donare, come riporta la circolare n 29 del 7 febbraio 2017.

Quali sono a questo punto le responsabilità dei datori di lavoro? Quelli obbligati alla denuncia contributiva (chiamata Emens, ovvero la denuncia di tutti i dati di dipendenti e collaboratori che riguardano il rapporto assicurativo con l’Inps) ricevono dal lavoratore tutta la documentazione che certifica l’avvenuta donazione, provvedendo in prima persona a trasmettere mensilmente all’Inps l’elenco delle retribuzioni per donazioni di sangue.

LE MOTIVAZIONI DI VENETO AGRICOLTURA

Accolta la rivendicazione della referente del sindacato Cub Maria Teresa Turetta, DonatoriH24 ha chiesto al presidente di Veneto Agricoltura Alberto Negro perché l’agenzia non rimborsasse i lavoratori donatori del tempo dedicato alla donazione: in un primo momento Negro ci ha detto di non essere a conoscenza di alcuna direttiva che li obbligasse in tal senso: «Se ci fate vedere i documenti che dimostrino il contrario ci comporteremo di conseguenza», ha spiegato al telefono.

Abbiamo quindi spedito al presidente le circolari relative alla modalità di presentazione telematica delle domande di rimborso della retribuzione per donazione sangue, credendo che le cose sarebbero cambiate. Ma così non è stato: Negro ha ribadito sia in un colloquio con Turetta che con DonatoriH24 di restare delle sue convinzioni: «Noi aiutiamo il lavoratore a predisporre tutta la documentazione da presentare all’Inps, ma non è un nostro obbligo. Se ci fosse stato qualche errore nella gestione delle richieste dei permessi per le donazioni, l’Inps avrebbe impedito ai lavoratori di presentare la domanda in prima persona».

Negro sostiene che non ci sia alcun obbligo di gestione della pratica per i donatori da parte di Veneto Agricoltura, sebbene le normative sopracitate ed entrate in vigore in via esclusiva, non lascino spazio a dubbi: “La presentazione telematica delle domande di prestazione tramite web è consentita al titolare/legale rappresentante dell’azienda – si legge nel documento – o all’intermediario delegato dalla stessa, che deve essere in possesso del Pin di autenticazione”.

L’autosufficienza di sangue e plasma per l’Italia è o no un obiettivo primario? Il dono è un valore? I donatori che compiono un » non dovrebbero secondo questo principio essere incentivati e accompagnati in un gesto generoso che salva vite? Se così è perché realtà pubbliche invece si comportano in maniera opposta, e usando cavilli burocratici per disincentivare chi dona?