Lazio, basso il rischio
di virus da zanzare

2018-08-22T14:43:31+02:00 10 Agosto 2018|Attualità|
di Tiziana Barrucci

«Nella nostra regione non c’è emergenza relativa al virus della Febbre del Nilo, anche se nel 2016 c’è stata un’area vicino Viterbo in cui erano state segnalate alcune positività nei cavalli». A parlare è Luca Pierelli, ematologo, responsabile del Centro trasfusionale dell’Ospedale San Camillo di Roma. Gli abbiamo chiesto di delineare la situazione del Lazio rispetto al virus del Nilo e a tutti gli altri che vengono  trasmessi da zanzare.

Professore, l’anno scorso la regione del Lazio è stata colpita da un’epidemia di Chikungunya, virus che si trasmette attraverso le zanzare: una situazione molto difficile per il sistema sangue della Regione poiché non esistono test che la possano diagnosticare Con la febbre del Nilo, qual è la situazione reale?

Voglio rassicurare: non c’è emergenza. In ogni caso se fosse necessario anche noi possiamo eseguire il test Nat (Nucleic Acid Test, un insieme di alcune tecniche di laboratorio, di biologia molecolare, con le quali è possibile moltiplicare frammenti anche estremamente piccoli di materiale genetico in modo tale da poterlo identificare e quantificare, ndr).  Se un donatore dichiara infatti di aver soggiornato almeno una notte in una delle aree dei focolai, le strade sono due: o decidiamo di sospendere la sua donazione per 28 giorni oppure facciamo il test.

Quali elementi fanno preferire una soluzione o l’altra?

Sono molti i fattori che entrano in gioco. Se il donatore presenta caratteristiche che in quel momento sono molto richieste tendiamo più facilmente a fare il test. Ad esempio, se il donatore dona piastrine e in quel momento abbiamo una grande necessità di piastrine, per evitarne la sospensione eseguiamo il test, altrimenti gli chiediamo di sospendere.

Dove si effettuano i controlli del sangue nel Lazio?

I controlli sul sangue nella nostra regione sono stati centralizzati e oggi si fanno nel centro di diagnostica virologica interno all’ospedale Sandro Pertini, a Roma. In questo modo riusciamo a dare una risposta calibrata alla situazione che ci troviamo ad affrontare.

In cosa consistono esattamente questi controlli?

Per semplificare, i controlli di routine sul sangue sono quelli dell’epatite B e C, del virus Hiv, della sifilide. Poi su richiesta, possono essere fatti i controlli per il virus del Nilo, come dicevo precedentemente.

Nel Coneglianese è stato riscontrato un probabile caso di Dengue, il secondo dopo quello di Padova, esistono test per diagnosticare questo virus?

Purtroppo no, non esistono test per il virus Dengue e neanche per il Chikungunya. Come non ne esistono per altre patologie, ad esempio per la leishmaniosi. Il nostro obiettivo finale è quello di poter fare uno screening generale sul sangue . Oggi esistono sistemi che ci permettono di farlo sulle piastrine e sul plasma. Sui globuli rossi si sta ancora lavorando a metodiche che riescano a trovare virus, batteri e parassiti. Siamo al livello della sperimentazione ma sono fiducioso che in due o tre anni saranno disponibili i test. Allora avremo davvero il rischio zero.

Professore, se io fossi una donatrice che ha viaggiato in uno dei posti a rischio e mi dimentico di riferirlo, anche perché al momento di donare mi sento bene e in salute. Metterei qualcuno a rischio donando nel Lazio?

Sì. E’ estremamente importante che i donatori raccontino al momento di donare tutti i loro spostamenti e compilino il questionario che viene loro consegnato in maniera scrupolosa. Il virus West Nile nell’80 per cento dei casi si presenta in maniera asintomatica. Come le spiegavo, il test Nat nel Lazio si fa solo su richiesta. Se lei sta bene, ma in realtà sta incubando il virus del Nilo, o lo ha addirittura nella sua forma asintomatica, noi non lo potremo sapere in altro modo. Negli Stati Uniti, dove per tanti versi la situazione è diversa, si fanno dei controlli a tappeto, da noi questo non è possibile anche a causa dei costi alti che comporterebbero. Ciò detto, senza allarmismi: il piano nazionale di sorveglianza sta funzionando molto bene.

E se ho avuto un raffreddore?

E’altrettanto importante che vada a donare trascorse  almeno 3 o 4 settimane. Non prima.

Professore, come è la situazione donazioni nel Lazio?

La situazione del Lazio per quanto riguarda la donazione di sangue è difficoltosa come in altre Regioni, ma non catastrofica. Raccogliamo annualmente circa 200mila unità e ce ne mancano 30mila per arrivare all’autosufficienza. Un obbiettivo apparentemente semplice che però non riusciamo a raggiungere. Le aree metropolitane sono le più difficili, probabilmente anche per questione di logistica che rende complessi gli spostamenti, ma ce la possiamo fare.

Cosa si potrebbe fare?

Abbiamo bisogno di un piano di sensibilizzazione alla donazione strutturato e penetrante. In primis la Regione Lazio, ma poi anche le altre istituzioni coinvolte, come le associazioni di volontari e sopratutto i Comuni da molto tempo non lanciano campagne di sensibilizzazione, mentre tutti insieme dovremmo spingere per un’introduzione di giovani e una sensibilizzazione maggiore.

E adesso?

L’estate è un momento difficile, d’altronde così come i mesi di gennaio e febbraio, a causa delle epidemie influenzali. Ci troviamo a una latitudine che soprattutto nelle città rende difficile restare nelle proprie abitazioni a luglio e agosto, è normale che i donatori si concedano dei momenti di vacanza. Bisogna ricordare a chi sta in salute di donare prima di partire. Bisogna ricordare a tutti i ragazzi che hanno compiuto 18 anni di venire a donare.