In Sardegna mancano ottanta sacche di sangue al giorno per assicurare l’autonomia ematica della Regione. Nonostante il caldo soffocante degli ultimi giorni e i disagi legati alla diffusa carenza di sangue su tutto il territorio nazionale, non si ferma l’impegno delle Avis provinciali e comunali per garantire la massima operatività dei servizi di raccolta durante i difficili mesi estivi.
Donatorih24 ha intervistato a questo proposito Francesco Letizia, presidente da cinque anni dell’Avis provinciale di Cagliari, una tra le eccellenze sarde per metodi di lavoro e risultati raggiunti.
Presidente, qual è l’attuale situazione della raccolta sangue a Cagliari? Il bilancio dall’inizio del 2018 è positivo?
«Abbiamo lavorato bene durante il mese di luglio. In ottanta sedute di raccolta abbiamo raggiunto 1748 donazioni, lo scorso anno nello stesso periodo difficilmente superavamo le mille. In questo primo semestre del 2018 inoltre, abbiamo consegnato al sistema sanitario 11.365 donazioni (150 in più allo stesso periodo dell’anno scorso) con 615 sedute».
A cosa attribuisce questo successo?
«Lavoriamo su un’unità di raccolta a Cagliari, sette in provincia e utilizziamo tre autoemoteche, agendo quindi su tre fronti diversi (centro città, provincia e unità di raccolta mobili) col supporto di altrettanti attori. Possiamo contare sul lavoro delle sedi comunali, che scaglionano i donatori per non creare lunghe file e sul supporto di personale professionale e motivato. Inoltre la nostra Avis provinciale è molto sensibile a tutti i fenomeni sociali e sfruttiamo tutti i canali di comunicazione a nostra disposizione. Prima di organizzare le raccolte analizziamo una pianificazione attenta per valutare l’andamento e l’affluenza, così da impiegare le nostre energie in modo mirato».
Quando ricevete maggiori donazioni? La formula di puntare soprattutto sul fine settimana per aumentare i numeri è vincente?
«Noi siamo l’unica realtà nel sistema trasfusionale sardo che opera anche di domenica, il che è un grande vantaggio per tutti coloro che durante la settimana non possono donare per impegni di vario tipo. Le statistiche ci dicono che nel weekend facciamo quasi il 65 percento di donazioni e solo il 35 percento tra il lunedì e il giovedì. A luglio ad esempio abbiamo fatto 1130 donazioni nei weekend e 618 negli altri giorni della settimana».
Quali criticità e problematiche vi trovate ad affrontare?
«Una delle maggiori criticità è relativa alle uscite con le autoemoteche. Bisogna dire che costano di più, ma sono necessarie sul nostro territorio che è per conformazione poco popolato, ma molto esteso e le distanze tra un centro abitato e l’altro possono essere difficili da aggirare senza mezzi propri (alcuni paesi distano fino a 100 km l’uno dall’atro). Spesso le autoemoteche dei centri trasfusionali non escono di domenica a causa di carenza di personale, o per esigenze organizzative restano ferme».
La Sardegna si scontra da diversi anni con la difficoltà nel raggiungere un’autonomia ematica stabile. Come contribuisce l’Avis di Cagliari a livello nazionale?
«A livello regionale siamo deficitari di 30mila sacche. Di contro la Sardegna ha un indice di donazione tra i più alti d’Italia. Il 2017 si è chius con 82mila donazioni infatti. Va detto che la Regione è lontana dall’autosufficienza dato anche l’alto numero di talassemici, circa mille e con la necessità di quasi 50mila sacche l’anno. A livello regionale siamo deficitari di 20mila sacche, importate da Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna principalmente. Dal nostro canto come Avis provinciale abbiamo un indice di donazione tra i più alti d’Italia, ma dobbiamo considerare sempre il fabbisogno molto più elevato della media. Sono diminuite le sacche importate, e posso dire che il risultato sia ascrivibile principalmente a noi. Il 2017 si è chiuso con 80mila donazioni raccolte in tutta la Sardegna e noi abbiamo contribuito con 22.737. Generalmente le organizziamo nell’arco di un anno e su circa 1050 sedute di prelievo».