«Chiedo al ministro Giulia Grillo che nel 2020 l’Italia, e quindi la città di Roma, possa ospitare il 14 giugno la giornata mondiale del donatore». Ha presentato il suo appello il 12 giugno in occasione della conferenza congiunta con il Centro nazionale sangue (Cns) e lo ripete in un’intervista a Donatorih24: il presidente della Fiods (Federazione Internazionale delle organizzazioni di donatori di sangue) Gian Franco Massaro non ha dubbi, il sistema sangue italiano è un’eccellenza e in quanto tale deve diventare sede di tale celebrazione. Abbiamo raggiunto Massaro mentre è in viaggio per Atene, dove celebrerà con rappresentanti dell’Organizzazione mondiale della sanità la giornata internazionale. «Il prossimo anno sarà il Ruanda ad ospitare l’iniziativa, ma nel 2020 dobbiamo essere noi. Spero che la ministra Grillo accolga tale richiesta».
Come vedono gli altri paesi l’Italia quando parliamo di sangue?
Tutti sono convinti che siamo un’eccellenza, sia come associazionismo che come sistema trasfusionale. Siamo una delle realtà più evolute, certamente ci sono degli aggiustamenti da fare, ma si tratta di poco: come aumentare l’accesso ai donatori permettendo loro di donare anche il pomeriggio e nei week end o come diventare autosufficienti per quanto riguarda la raccolta plasma. Piccoli aggiustamenti per ottenere il 10 e lode.
Il 15 giugno è in programma il convegno “Esserci per qualcun altro. Dona il plasma. Condividi la vita” organizzato da Cns e Fiods, e in calendario ci sono molte discussioni sul plasma e i plasmaderivati. Qual è la situazione internazionale rispetto a tale risorsa?
Innanzitutto dobbiamo capire tutti che il plasma è una risorsa strategica, così come lo sono l’acqua o i metalli rari. L’Italia entro i prossimi 3-4 anni deve diventare autosufficiente perché quando entreranno sul mercato Cina e India, la questione si farà davvero difficile.
Cosa intende dire?
Intendo dire che Cina e India a breve cominceranno a fare richieste massicce di plasma e a quel punto il plasma non ci sarà più per noi. Tenga conto che oggi siamo tutti dipendenti dagli Stati Uniti, l’Italia è al settimo posto per la raccolta di plasma a livello mondiale.
Quali sono i Paesi che raccolgono più plasma?
Gli Stati Uniti raccolgono 74 litri ogni mille abitanti, poi c’è la Repubblica Ceca con 53 litri ogni mille abitanti, seguita dalla Germania con 35 litri, la Danimarca con 29,5 litri, l’Olanda 15 litri, il Belgio con qualche litro in meno e infine l’Italia con 13,6 litri ogni mille abitanti.
In tutti questi Paesi la donazione è a pagamento?
No. Lo è negli Usa, in Repubblica Ceca e in Germania. Poi gli altri Paesi prevedono donazioni volontarie, probabilmente anche per questo la forbice si allarga. Peggio di noi ovviamente ci sono altre nazioni, Francia, Spagna e anche Grecia inclusi. Io sono dell’idea che la donazione deve restare volontaria, anonima e gratuita.
Perché secondo lei la donazione di plasma in Italia non ha ancora preso molto piede?
Culturalmente evidentemente non siamo stati preparati, non c’è stata abbastanza informazione e così per tanto tempo la donazione di plasma è stata considerata di serie B rispetto a quella di sangue. Ma dobbiamo cambiare altrimenti non riusciremo ad uscirne bene.
Eppure l’Italia ha un’eccedenza di plasmaderivati fatti con plasma italiano che non usa e dona in progetti di cooperazione…
Sì, dobbiamo rivedere un po’ tutto il sistema plasma: l’informazione, lo stoccaggio.
Cosa direbbe a un donatore che dona sangue ma non plasma?
Che il plasma è indispensabile, come e più del sangue. Dobbiamo continuare a lavorare perché tutti lo capiscano. Dal plasma si fanno medicinali importantissimi, senza non si può stare. Per questo ci sono anche le campagne informative.