«Sono molto contento che la nostra 48a assemblea nazionale abbia riscontrato un interesse così ampio». Confida soddisfatto a DonatoriH24 , Sergio Ballestracci, presidente della consociazione nazionale Fratres che conta 600 gruppi locali sparsi sul territorio nazionale Sono 300 i partecipanti attesi a Cinisi (Palermo) per il prossimo week end (dal 18 al 20 maggio) «un numero al di sopra di qualsiasi aspettativa», spiega Ballestracci, che alla vigilia dell’incontro nazionale concede a DonatoiH24 qualche anticipazione al telefono dalla sua abitazione di Bagnone, nella Lunigiana. E aggiunge: «Quando il Consiglio regionale della Sicilia ha proposto di tenere l’Assemblea del 2018 nel territorio palermitano, in virtù anche della proclamazione di Palermo a capitale italiana della cultura, non auspicavamo un così grande riscontro. Per quanto il territorio siciliano sia bello e accogliente, temevo che la grande distanza da alcune altre nostre realtà, più lontane geograficamente, potesse penalizzare l’adesione che avremmo voluto. Sono invece molto contento. Sarà possibile consentire un’ampia condivisione delle linee programmatiche dirigenziali.
Presidente, cosa ci può anticipare del prossimo week end?
L’assemblea è un momento di bilanci e previsioni. In programma per venerdì pomeriggio (18 maggio) inoltre una tavola rotonda sulla Talassemia, molto diffusa nel territorio che ci ospita. E’ necessario comprendere che questi riceventi rappresentano un’utenza periodica dei centri trasfusionali, con necessità specifiche da tenere in considerazione, programmando al meglio il relativo servizio di assistenza sanitaria. Ci saranno medici, esponenti regionali e donatori. Sabato sarà invece la giornata dei lavori associativi. Ci sarà la relazione del presidente sulle attività 2017, le relazioni sui bilanci, l’analisi dei dati statistici, il dibattito e l’approvazione. Inoltre sarà conferito uno speciale riconoscimento nazionale per meriti associativi a Roberto Fatuzzo, storico volontario e dirigente Fratres della regione, primo Presidente Regionale (1987-1990). Domenica i lavori saranno chiusi dalla Santa Messa, come sapete siamo un gruppo di ispirazione cristiana.
Il titolo dell’assemblea quest’anno è “Segnali di Crescita ed Evoluzione”, cosa significa?
Significa che dopo l’arresto che abbiamo vissuto nel 2016, ora vediamo alcuni segnali di sviluppo. Non abbiamo superato ancora del tutto la tendenza al calo nazionale delle donazioni di sangue, ben inteso, ma io vedo positivo. L’innovazione tecnologica, gli incontri associativi, le attività promozionali, quelle interassociative, nazionali e internazionali, ci fanno vedere un piccolo segno più, una ripresa. Seppure tra mille difficoltà.
Quali sono le difficoltà maggiori?
Credo che abbiamo superato finalmente quel clima ostile che si è creato negli ultimi anni nei confronti del volontariato in generale, ma rispetto alla donazione le difficoltà sono aumentate. Giustamente l’attenzione al ricevente si è alzata, i controlli sono aumentati, ma tutto diventa anche più complesso. Se ci pensa, ad esempio, prima se una persona decideva di donare bastava che si recasse in un centro trasfusionale, gli facevano gli esami di rito e donava. Ora invece si presenta, si sottopone agli esami di rito ma non può donare, deve tornare a casa e aspettare di essere chiamato. Anche chi è già donatore in molte realtà non può presentarsi e donare, ma deve prendere appuntamento. Eppure i donatori spesso hanno poco tempo, vogliono essere liberati il più presto possibile. E poi c’è la questione della donazione di plasma. Si tratta di una donazione importante, ma molto più lunga di quella di sangue intero. Insomma, tutto diventa più articolato e superare queste problematicità continuando a coccolare i donatori e a convincerne di nuovi non è affatto semplice.
Che prospettive vede?
Vedo che c’è tanto da fare. C’è bisogno di coinvolgere la popolazione, in particolare le nuove generazioni. C’è bisogno di far comprendere come la donazione del sangue sia, oltre che un gesto di solidarietà umana e per noi di carità cristiana, anche un segno di responsabilità verso il prossimo. Le nuove generazioni devono essere coinvolte a tutti i livelli, anche gestionali. Noi abbiamo cercato di favorire tale coinvolgimento con una consulta dei giovani, con rappresentanti che partecipano attivamente al consiglio nazionale. Gli anziani, come me, servono per l’esperienza che portano, ma gli organi decisionali devono essere pieni di giovani. Purtroppo questo non sempre avviene perché ci sono realtà con più esperienza che spesso non vogliono abbandonare i loro ruoli. Dopo 45 anni di attività io l’anno prossimo lascio. Faccio spazio ai giovani, come me dovrebbero fare in tanti.