Il lavoro di ricerca e sperimentazione sul plasma dei pazienti guariti per combattere l’epidemia da Coronavirus vede sempre più forte la sinergia tra scienziati e aziende farmaceutiche. In Cina, uno studio condotto dai ricercatori della Shanghai Jiao Tong University School of Medicine sta dando buoni risultati, negli Stati Uniti la FDA sta promuovendo tale linea di ricerca con la Croce rossa americana e le università.
Le notizie più interessanti arrivano però dal nostro Paese, giacché l’azienda italiana Kedrion Biopharma, che, lo ricordiamo, è da tempo il polo italiano per la produzione di farmaci plasmaderivati, ha potuto annunciare ieri lunedì 6 aprile, attraverso le parole del suo Chief Medical and R&D Officer Alessandro Gringeri, che verosimilmente serviranno solo da 3 a 6 mesi per brevettare una terapia efficace per il Covid-19.
La notizia è stata ripresa da noti media italiani, come MilanoFinanza, IlSole24Ore, Il Tirreno, La Nazione, Affari Italiani, Adnkronos e tanti altri, e anche da riviste di settore come PharmaStar e Cronache di Scienza.
Per comprendere al meglio che tipo di terapia avremo, bisogna però tracciare dei confini precisi. Ecco allora le parole dirette di Gringeri, che spiegano a chi sarà diretta la terapia e che tipo di impatto potrà avere: parole che offrono un quadro che non è peregrino definire ottimistico. “La probabilità di efficacia – ha specificato il dirigente – è molto elevata, vicina al 90-95%. Ciò ci ha spinti a concentrare risorse e investimenti per disporre nell’arco di 3-6 mesi di un concentrato di immunoglobuline iperimmuni con alto contenuto di anticorpi specifici neutralizzanti il SARS-CoV-2, in grado di contrastare la malattia in casi sintomatici gravi, e in futuro di bloccare l’evoluzione della sintomatologia sia nei pazienti già ospedalizzati con Covid-19 sia nei soggetti a maggiore rischio.”
Una corsa a tappe dunque, che si premurerà di intervenire prima sui casi gravi dei soggetti ospedalizzati, e poi, nella seconda fase, di attivarsi come terapia di impatto immediato sulle categorie più a rischio, che come sappiamo sono i soggetti più avanti con l’età già intaccati da altre patologie.
Su Buonsangue, l’importanza politica di una materia biologica come il plasma, è stata spesso affrontata nel dettaglio, allo scopo dii trasmettere l’informazione, fondamentale per la collettività, che in uno scenario di crisi acuta come è stato ed è il Coronavirus, il plasma assume per ciascun paese un’importanza strategica pari a quella di acqua, ossigeno, petrolio, cibo. Ecco perché l’autosufficienza sul plasma, che ancora non è stata raggiunta nel nostro paese (siamo a circa il 70% dell’autosufficienza) passa da una campagna di sensibilizzazione sull’importanza di donare per mezzo della plasmaferesi in modo volontario, anonimo, gratuito, associato e organizzato, e di conseguenza sicuro. A oggi è altresì noto infatti che gli Stati Uniti d’America siano il maggior paese produttore di plasma e farmaci plasmaderivati, circa il 60% della produzione globale, ed è chiaro che in una situazione di carenza globale il resto del pianeta avrebbe difficile accesso o nessun accesso alla materia prima.
In questo senso, la pandemia da Coronavirus ha contributo a portare il plasma al centro del dibattito collettivo, e, si spera, a un maggior livello di partecipazione della comunità sul dono. Intanto però, è importante sottolineare la collaborazione del polo medico e di quello farmaceutico, una sinergia che se tutto andrà come si spera genererà la prima terapia efficace nel periodo di tempo sopra preventivato. Kedrion Biopharma ha infatti fornito e installato alle strutture sanitarie i dispositivi capaci di trattare il plasma da soggetti COVID-19 da pazienti guariti, praticando l’inattivazione virale in modo da renderlo sicuro e utilizzarlo per pazienti in condizioni critiche. I centri trasfusionali di Mantova, Padova e Pisa hanno ricevuto gratuitamente tale attrezzatura, insieme ai kit necessari per la preparazione di 3.200 unità di plasma convalescente.
In una fase come questa è fondamentale che ciascun attore faccia il suo, e a noi cittadini non resta che donare plasma, per consentire un utilizzo clinico sempre più vasto di una materia che, come lo stesso Gringeri di Kedrion ha sottolineato, “è un materiale biologico prezioso, le cui proprietà biochimiche e i cui usi terapeutici sono in larga misura inesplorati, con un potenziale enorme”.