Davide da Imperia: “Esco solo per curare la talassemia, ma è un rischio che corro”

2020-04-02T13:05:12+02:00 2 Aprile 2020|Social|
carenza di Laura Ghiandoni

Davide Binaggia, di Imperia, combatte con coraggio la malattia che lo accompagna dalla nascita: la talassemia. La patologia, che compromette i globuli rossi, continua ad essere al centro della sua vita anche in questo periodo, in cui l’epidemia di Coronavirus è un pensiero fisso per tutti gli italiani. I viaggi all’ospedale per ricevere trasfusioni di sangue nella cittadina ligure, espongono il suo sistema immunitario, già debilitato, al rischio di incontrare potenziali virus in circolazione e peggiorare la situazione drasticamente.

“Il problema principale è che, quando esco di casa, anche solo per fare la spesa, i rischi per me sono altissimi e ne sono consapevole. Ho 50 anni, ma non sono solo malato di talassemia, sono anche senza milza, ed ho altre patologie pregresse. Chi è malato come me non dovrebbe uscire di casa. Invece ogni 15 giorni vado all’ospedale di Imperia a ricevere la trasfusione. Quando arrivo alla struttura mi invitano a mettere la mascherina e i guanti e ad evitare eventuali assembramenti all’interno del reparto. La distanza di sicurezza è rispettata. Ora hanno creato un reparto tutto dedicato ai malati di Covid-19 che è a un piano diverso, anche se la palazzina è la stessa. Il rischio di prendere qualche virus e trasmetterlo a qualcuno resta alto. In più convivo con i miei genitori che sono anziani. Mia mamma si chiama Mariangela, ha 75 anni, mio padre, si chiama Saro, ha 86 anni. Anche loro rischiano con il Covid-19 in circolazione”.

Davide, nonostante tutto, non è un tipo che si abbatte, anzi. Esperto in clownterapia, insieme al padre, nell’ultimo periodo ha creato dei video per intrattenere le persone che si annoiano a casa. Negli sketch, mentre suscita risate, invita tutti a rispettare le rigide norme per evitare la diffusione della pandemia. Da poco presidente di Avis Imperia, su Facebook ha partecipato alla campagna “Se esci mi uccidi” ideata dal Comitato i Malati Invisibili Onlus, che si occupa di malattie rare e orfane di diagnosi.

“Su Facebook è stata avviata la campagna #seescimiuccidi perché esistono tantissime patologie che non hanno ancora trovato una cura, perché viene scelto di non investire fondi per ricercare una cura o dei farmaci per guarire i pazienti che ne sono affetti, probabilmente per una questione economica. Perciò ho postato sulla mia pagina Facebook la fotografia di una trasfusione che ho fatto con l’hashtag che invita le persone alla consapevolezza. Ho chiesto a tutti di non uscire, per evitare di mettere le persone malate a rischio contagio”.