Covid-19: una raccolta fondi per l’ospedale di San Gavino, in Sardegna

2020-04-01T15:28:39+02:00 30 Marzo 2020|Primo Piano|
donare sangue

A San Gavino Monreale, nel sud della Sardegna a 60 chilometri da Cagliari, è in corso una raccolta fondi per acquistare materiali e attrezzature per l’ospedale della cittadina per reagire all’emergenza generata dal Covid-19. La gara di generosità, cominciata il 24 marzo, se raggiungerà l’obiettivo, permetterà di comprare dispositivi di protezione individuale, un ventilatore e un defibrillatore.

Al crowdfunding, che punta alla somma di 50mila euro, hanno partecipato numerose associazioni, tra cui Thalassazione, che si occupa di thalassemia e pazienti che necessitano regolari trasfusioni sull’isola e l’Avis di San Gavino. L’idea dell’associazione di donatori di sangue e plasma è quella di partecipare alla raccolta, donando 10 euro per ogni donazione effettuata dai volontari.

“Con questa iniziativa abbiamo sposato l’idea dell’autore televisivo Luca Fois e di Simone Usai, noto blogger locale”. Diego Cotza, presidente della sezione Avis, con queste parole spiega l’iniziativa: “Noi, come associazione, abbiamo deciso di contribuire con 10 euro a donatore, per supportare l’ospedale di San Gavino in questo momento in cui l’epidemia di Covid-19 rende necessarie le attrezzature, e urgenti i dispositivi di protezione individuale.

Quindi, ogni volta che un nostro volontario parteciperà alla raccolta sangue, l’organizzazione donerà 10 euro alla raccolta fondi sulla piattaforma online Gofundme. Con la somma raggiunta vorremmo sopperire alla mancanza di dispositivi di protezione individuale che esiste nella struttura ospedaliera, ma l’idea dei ideatori del crowdfunding è anche quella di comprare un defibrillatore e un ventilatore“.

Cotza conclude: “Era il minimo che potevamo fare in una situazione d’emergenza come questa. Abbiamo realizzato già altre raccolte fondi di questo tipo in passato. Per il terremoto di Amatrice nel 2016 abbiamo aiutato ad acquistare, sempre raccogliendo soldi attraverso un pranzo sociale, un’autoemoteca”.