Coronavirus nelle Marche: come la regione “modello” contrasta la crisi

2020-03-11T10:48:36+01:00 10 Marzo 2020|Primo Piano|
di Laura Ghiandoni

Fino a domenica 8 marzo le donazioni di sangue e di plasma erano sospese dal Centro nazionale sangue nelle zone definite “focolaio”, a causa dell’epidemia di coronavirus. Ora, a causa dell’emergenza, si è tornati a donare in tutta Italia. La regione Marche sembra dimostrare in questi giorni la tenuta del sistema sangue regionale. Giancarlo Maria Liumbruno, direttore del Cns, il 5 marzo, in un’intervista del Sole24Ore Sanità sul nuovo Piano triennale dell’Organizzazione mondiale della sanità – per garantire un equo accesso agli emocomponenti a livello globale – citando le Marche, ha elevato la regione a modello su scala mondiale.

Abbiamo chiesto a Giovanna Salvoni, responsabile della Struttura regionale di coordinamento, come le Marche stiano sostenendo la crisi. 

“In questi giorni ancora riusciamo a gestire l’emergenza, rifornendo parzialmente alcuni ospedali di Roma, che sono in crisi costante. Il coordinamento tra le regioni, tra esuberi e carenze, dimostra la sua solidità e il Centro nazionale sangue è molto presente quotidianamente. I dati della raccolta sangue e plasma, citati dallo stesso Liumbruno nell’intervista, ci onorano. Come regione siamo partiti in anticipo rispetto all’importanza della raccolta plasma. È grazie a questa nostra lungimiranza che oggi possiamo essere ritenuti un modello”.

Nell’ultima settimana, in cui il coronavirus ha colpito oltre 250 persone nella regione, quali sono i numeri della raccolta sangue?

Dal 2 all’8 marzo abbiamo raccolto, rispetto allo stesso periodo del 2019, 240 unità di sangue in meno. Nella stessa settimana ne abbiamo usate 220 unità in meno. Grazie alla circolare del Ministero della Sanità, negli ultimi giorni si è bloccata l’attività chirurgica programmata nei presidi ospedalieri. Sono rimasti gli interventi chirurgici inderogabili ed è diminuita l’attività ambulatoriale per lasciare spazio ai pazienti affetti da coronavirus. Nella stessa settimana siamo riusciti a rifornire il Policlinico di Tor Vergata di 40 sacche. Il numero di 50 unità di sangue lo daremo questa settimana all’istituto ospedaliero che ci indicherà il Centro nazionale sangue.

Se rispetto alla raccolta sangue il sistema marchigiano continua a restare solido, qual è la situazione per quel che riguarda il plasma in questi giorni? 

Nella settimana dal 2 all’8 marzo, a causa della diminuzione dei donatori, sono venute a mancare circa 100 unità di plasma. Il bilancio peserà sicuramente sulla produzione di medicinali plasmaderivati necessari per molti malati e in futuro dovremo recuperare le donazioni.

Cosa è importante che i donatori di sangue vengano a sapere attraverso una corretta informazione sul sistema sangue nei giorni dell’epidemia di coronavirus? 

“I donatori devono sapere che non c’è trasmissione del contagio di Covid-19 tramite sangue, quindi  – come indica la circolare che il Centro nazionale sangue ha diffuso l’8 marzo – possono tornare a donare serenamente e in totale sicurezza”