Morto Aldo Ozino Caligaris, presidente della Fidas
La triste notizia dopo un anno e mezzo di malattia

2020-02-28T12:29:54+01:00 28 Febbraio 2020|Attualità, Personaggi|
di Laura Ghiandoni

Si è spento questa notte Aldo Ozino Caligaris, presidente della Federazione italiana associazioni donatori di sangue. Nato a Roma il 16 febbraio 1959, ha dedicato la maggior parte del suo impegno in vita per migliorare il sistema sangue italiano, sia coprendo dal 2003 il ruolo di presidente della Federazione, sia lavorando come medico e insistendo per la creazione del Centro nazionale sangue.

La Federazione ricorda gli ultimi mesi in cui ha continuato con esemplare coraggio a portare a termine tutti gli impegni stabiliti, tra cui eventi come il convegno nazionale Fidas, la Giornata Mondiale del Donatore, e il Civis. A gennaio per Donatorih24 chiedeva una campagna di sensibilizzazione che dimostrasse la partecipazione delle istituzioni.

“Aldo Ozino ha dimostrato la dedizione nel suo ruolo verso i donatori, portando fino alla fine avanti tutti gli impegni, senza risparmiarsi neppure di fronte alla malattia”.

In carica da 17 anni, dopo la diagnosi avvenuta circa un anno e mezzo fa, si è avvicinato ancora di più al mondo dei donatori. Nell’editoriale del 16 dicembre del terzo numero della rivista quadrimestrale “Noi in Fidas” scrisse un articolo nel quale raccontava per la prima volta la sua malattia.

“Ripercorro il mio ultimo anno e mezzo di vita, quando in condizioni di salute ottimali, ho avvertito un campanello d’allarme che, nei primi giorni di settembre 2018, mi ha fatto scoprire di avere un tumore”. Nell’articolo spiegava che cosa significasse per lui ricevere sangue per la prima volta e il senso di gratitudine verso gli sconosciuti donatori. Nel testo ricordava tutto il percorso avvenuto all’interno dell’associazione, fino all’ultimo periodo di malattia e spiegava come nei mesi precedenti avesse scelto di mantenere la riservatezza, mentre si sottoponeva a vari cicli di chemioterapia: “Continuando a lavorare, a mantenere gli impegni assunti, a combattere e cercare di rilanciare ogni volta il più lontano possibile il sasso con sopra scritta la parola fine”.

Con la sua scomparsa, il sistema sangue italiano perde non solo un grande protagonista ma anche un uomo che ha fortemente creduto nella forza dell’associazionismo, del volontariato e del modello di donazione del nostro Paese.