Uno screening per le donazioni di sangue
Perché il Sistema Italia è più sicuro

2019-07-15T17:32:18+02:00 15 Luglio 2019|Primo Piano|

Una sezione specifica dedicata alle analisi a cui sottoporsi per lo screening delle donazioni di sangue. È ciò che è stato inserito dall’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità) nella “Essential list of diagnostics”, la lista degli esami di laboratorio considerati indispensabili in tutto il mondo.

Tra questi compaiono quelli per l’epatite B e C, l’Hiv, il treponema (il batterio che dà origine alla sifilide) e altri virus, tipo Zika o West Nile, che rischiano di comportare problematiche in determinati territori. L’obiettivo dell’Oms è quello di rendere le trasfusioni più sicure, nonostante l’Italia, così come altri Paesi a reddito elevato, abbia compiuto importanti progressi in questa direzione. Senza dimenticare poi che la Giornata mondiale del donatore dello scorso 14 giugno aveva avuto come slogan “Safe blood for all”, cioè sangue sicuro per tutti.

Una volta donato, il sangue viene sottoposto a determinati test che ne garantiscono la sicurezza: a questi si aggiungono il questionario e il colloquio con il medico che servono a ridurre la possibilità che la donazione sia stata effettuata da un soggetto, per così dire, a rischio. Per “a rischio” si intende quella persona che può aver assunto comportamenti non in linea con i criteri necessari a essere donatore di sangue. La garanzia principale per il nostro Sistema che il sangue sia sicuro è data proprio dalla scelta gratuita e volontaria degli oltre un milione e 700mila donatori a oggi in attività. Un “fiore all’occhiello”, un patrimonio tutto italiano riconosciuto anche dall’Oms che ha deciso di assegnare all’Italia la responsabilità di organizzare l’evento mondiale per il World Blood Donor Day 2020.

Secondo i dati ufficiali proprio dell’Oms, circa 58 nazioni nel mondo raccolgono oltre il 50% del sangue da familiari o persone indicate dal ricevente o da donatori pagati. E non va meglio per il plasma, con il quale solo 50 dei 173 Paesi sotto il controllo dell’Organizzazione producono farmaci plasmaderivati che poi utilizzano, mentre 26 non li usano affatto, nonostante (e DonatoriH24 lo ha più volte affrontato come tema) alcuni di questi medicinali costituiscano delle vere e proprie terapie salvavita.