Alex, trapianto riuscito
sta bene e torna a casa

2019-01-25T11:47:09+01:00 25 Gennaio 2019|Primo Piano|
di Marta Perroni

Alessandro Montresor a 20 mesi era stato sottoposto ad un trapianto di cellule staminali, ora sta bene ed è è stato dimesso dall’ospedale Bambino Gesù di Roma.

Dopo la donazione di midollo da parte di suo padre, il trapianto è poi avvenuto attraverso una tecnica di manipolazione selettiva delle cellule effettuata all’ospedale Bambin Gesù, centro all’avanguardia in questo campo a livello mondiale.

La tecnica, in sperimentazione all’ospedale pediatrico di Roma dal 2010 e perfezionata nel 2014, ha permesso di trattare altri 250 pazienti.

L’uscita di Alessandro dall’ospedale è stata commentata dalla ministra della Salute Giulia Grillo in un post su Facebook: «Una bellissima notizia. Ho seguito da vicino la questione e con i miei collaboratori siamo stati in contatto costante con la famiglia, a cui va il mio più sincero augurio – si legge nel post della ministra – È stato un bellissimo esempio di come il nostro Servizio sanitario nazionale funzioni alla grande lavorando in sinergia! Sono orgogliosa e ringrazio tutti i donatori che si sono mobilitati per dare speranza ad Alex e a tutte le persone malate in attesa di un trapianto di midollo osseo, il Centro Nazionale Trapianti e le associazioni di volontariato (in particolare l’Admo) per l’impegno nelle piazze italiane». Giulia Grillo conclude il post ringraziando i medici, gli infermieri e gli operatori sanitari che si sono impegnati per Alex e complimentandosi con l’ospedale e équipe che ha effettuato il trapianto.

«Questo paese rende possibile storie a lieto fine come quella di Alessandro perché ha un sistema sanitario unico di cui bisogna essere fieri e che deve rendere orgogliosi di essere italiani» ha commentato la presidente di Admo, Rita Malavolta

LA TERAPIA

Alessandro, residente a Londra e figlio di genitori italiani che si erano trasferiti nella capitale britannica per motivi di lavoro, era stato trasferito a Roma per essere curato dall’équipe del professor Franco Locatelli, direttore del dipartimento di Onco-ematologia pediatrica, terapia cellulare e genica dell’ospedale pediatrico.

Era nato affetto da linfoistiocitosi emofagocitica, una malattia molto rara che causa la sovrapproduzione di una specifica classe di globuli bianchi, deputata alla difesa dagli agenti esterni. Una patologia che riguarda un caso su 50mila e circa 10/12 bambini all’anno in Italia. Il bambino rischiava la vita se non si fosse trovato un donatore compatibile in breve tempo e, proprio per questo si erano attivati i cittadini di numerosissime città italiane, purtroppo senza risultato.

Del novembre scorso però la decisione di trasferirlo al Bambino Gesù di Roma dall’ospedale Great Ormond Street di Londra e sottoporlo al trapianto di cellule staminali da genitore il 20 dicembre.

Nell’arco delle 4 settimane successive al trapianto non si sono registrate complicanze, né sotto forma di infezioni, né di rigetto, problema principale in situazioni di questo tipo.

«Alessandro – comunica l’ospedale in una nota – è quindi in dimissione dall’ospedale in buone condizioni di salute. Le cellule del padre, manipolate e infuse nel bambino, a distanza di 1 mese dal trapianto hanno perfettamente attecchito, ripopolando adeguatamente il sistema emopoietico e immunitario del paziente. Alla luce di queste evidenze, il percorso trapiantologico può dirsi concluso positivamente».

I RISULTATI POSITIVI

Il medico Franco Locatelli, direttore del Dipartimento di Oncoematologia e Terapia Cellulare e Genica e l’équipe si dicono soddisfatti del percorso trapiantologico del bambino, che al momento, riferiscono, è stato perfetto. «Sono contento della risposta diffusa dei cittadini italiani mobilitati grazie a quella che sembra essere la formazione di una cultura bio solidaristica. Una cultura che hai tempi ha contribuito alla creazione dei punti di raccolta del sangue grazie alla quale oggi abbiamo la possibilità di salvare tante vite» precisa Locatelli.  

Da oggi per Alessandro comincerà una nuova fase, durante la quale verrà monitorato costantemente e accuratamente per verificare il completamento del processo di ricostituzione immunologica, per evitare il rischio di sviluppo di complicanze infettive, riferiscono ancora dall’Ospedale.

«Con le dovute cautele», conclude Franco Locatelli, «non possiamo che essere, allo stato attuale, felici per l’evoluzione di questa vicenda così complessa».