Rovigo alza il limite: si potrà donare fino a 69 anni
Il 12 febbraio tutto il Veneto decide se fare lo stesso

2019-01-24T16:53:57+01:00 5 Gennaio 2019|Donazioni|
Tiziana Barrucci e Marta Perroni

La società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) ci fa sentire un po’ tutti più giovani e i medici trasfusionisti si adeguano. La “svolta”, se così vogliamo chiamarla, un mese fa a Roma, durante il congresso nazionale Sigg:  si è ufficialmente “anziani” dai 75 anni in su. E visto che «un 65enne di oggi ha la forma fisica e cognitiva di un 40-45enne di 30 anni fa e un 75enne quella di un individuo che aveva 55 anni nel 1980», come spiega il professore dell’Università di Firenze Niccolò Marchionni, anche la donazione di sangue, salvo diverse considerazioni fatte caso per caso dal medico, si adegua.

Battute a parte, è oramai una constatazione di fatto che la vita si è allungata e perché non avrebbe dovuto allungarsi il tempo in cui si può essere donatori di sangue? Tanto più che i donatori sono sempre meno, visto che, con l’avanzamento dell’età della popolazione, in molti sono costretti “ad andare in pensione” e i giovani non sempre percorrono la strada dei loro figli. Ma andiamo per gradi. Cosa sta accadendo nel mondo della donazione rispetto al parametro età?

OSST, APPUNTAMENTO AL 12 FEBBRAIO

«Il decreto 2 novembre 2015, che regolamenta la donazione di sangue, modifica la normativa precedente degli anni Novanta – ricorda  a DonatoriH24 Giovanni Lenzo (nella foto al lato), direttore sanitario Avis Veneto – In sostanza prevede non solo che si possa donare tra i 18 e i 65 anni, ma che sia consentita anche, previa valutazione clinica del medico, la donazione di sangue intero da parte dei donatori periodici di età superiore ai 65 anni e fino ai 70».

Lenzo è anche membro dellOrganismo di Supporto Scientifico e Tecnico (Osst, che si riunisce otto volte all’anno) del Coordinamento Regionale per le Attività Trasfusionali (Crat, direttore il dottor Antonio Breda) e annuncia: « Il 12 febbraio prossimo l’Osst si riunirà sotto la direzione del dottor Antonio Breda e decideremo se come Regione Veneto vogliamo andare avanti e permettere la donazione fino al compimento del settantesimo anno di età». Infatti, spiega, poiché nel 2015, quando cioè è stata fatto il decreto, in Veneto non c’erano dati scientifici su come reagisce l’organismo di un over 65 alla donazione, «abbiamo scelto la strada precauzionale: per tutto il 2016 abbiamo deciso di entrare in una sorta di sperimentazione e permettere di donare solo fino al compimento di 66 anni ( 65 e 364 giorni, ndr). Questo con l’idea che poi saremmo andati avanti, ma invece ci siamo fermati lì».

UNA CITTÀ DI CONFINE, ANCHE PER LA DONAZIONE

Nel frattempo però, non tutti si sono fermati alle decisioni Regionali. Forti del fatto che la legge permette una certa autonomia decisionale ai dipartimenti di medicina trasfusionale locale, i medici di Rovigo sono infatti andati avanti. E hanno emanato delle linee guida specifiche, anche per rispondere a una problematica del tutto particolare.

«La situazione di Rovigo è curiosa – spiega infatti a DonatoriH24 Barbara Garbellini (nella foto qui a destra), presidente provinciale Avis Rovigo – siamo una città di confine: da un lato, verso l’alto Polesine, confiniamo con la Lombardia e in particolare con Mantova, dall’altro con l’Emilia Romagna e in particolare con Ferrara, entrambe città in cui si può donare già fino a 70 anni di età». Di conseguenza molti donatori di Rovigo che arrivavano al compimento dei 66 anni, «quando si vedevano esclusi dal nostro parco donatori la facevano breve e ci  dicevano tranquillamente, ‘e va bene, vorrà dire che andrò a donare a Ferrara’». Una situazione, è facile da immaginare, non bella per il centro trasfusionale e per le associazioni di zona.

Così il dipartimento di medicina trasfusionale di Rovigo, in collaborazione con Avis provinciale e Fidas, ha deciso di fare uno screening medico,«tecnico-scientifico» dei donatori locali over 65 ed è stato valutato che le condizioni di salute permettevano in generale di pensare alla donazione.

LA POSIZIONE DEI MEDICI

«Visto il miglioramento delle condizioni di salute delle persone over 60 è naturale che si possa alzare il limite di età anche per la donazione del sangue – sentenzia Olga Soffritti, dirigente medico del dipartimento trasfusionale di Rovigo al telefono con DonatoriH24 – Ecco che allora è stato deciso di cominciare a considerare idonei anche i donatori fino a 69 anni». Coloro che hanno 68 anni e trecentosessantaquattro giorni, per l’esattezza,  cioè fino al compimento del sessantanovesimo anno.  Un innalzamento d’età che non sarà ovviamente applicato a tutti i donatori, ma verrà permesso dietro valutazione medica.

«I motivi della scelta – prosegue Soffritti – riguardano sicuramente la scarsità di donatori ma questa non è l’unica ragione. Determinante è stato il miglioramento delle condizioni fisiche degli uomini e delle donne nella nostra società».

In sostanza, al compimento dei 66 anni, i donatori di Rovigo che volessero continuare la loro “carriera” dovranno nuovamente passare il ciclo di idoneità, come se partissero da zero, dal punto di vista della salute. «Elettrocardiogramma, esami del sangue, faranno proprio tutto – sottolinea Garbellini di Avis – quei donatori saranno trattati come se fossero alla prima donazione. In più, se sono pazienti soggetti a malattie croniche e quindi assumono medicinali particolari, sarano fatte delle diagnosi specifiche ad personam per valutarne l’idoneità». E non potranno donare per quattro volte l’anno, ma solo per due «in modo da evitare troppi stress».

LA SICUREZZA DEL DONATORE PRIMA DI TUTTO

Insomma, una decisione presa da medici e che verrà portata avanti soprattutto da medici, e non potrebbe essere in altro modo. «E’ la legge che stabilisce il requisito dell’età per quanto riguarda la donazione, nessuna associazione potrebbe farlo autonomamente», ricorda Fabio Sgarabottolo, presidente Fidas Veneto (nella foto in alto) l’altra realtà di volontariato che ha collaborato all’idea di un’innalzamento dell’età del donatore. E conclude: «E’ la legge, ma soprattutto sono i medici che valutano caso per caso l’idoneità del donatore, per preservare la salute del donatore stesso e di chi userà il sangue donato».