Donare sangue, ecco perché farlo
quando, quanto e dove serve

2019-01-08T11:24:39+01:00 2 Gennaio 2019|Primo Piano|
di Marta Perroni

Sappiamo tutti che donare sangue è un gesto importante. Donare quanto, quando e dove serve, oggi è di vitale importanza. Proviamo a vedere perché. A molti di voi donatori sarà capitato di rispondere a una telefonata sentendosi chiedere: “abbiamo bisogno, può venire a donare?” E infatti  due sono gli  aspetti strategici riconosciuti dalla legge alle associazioni di volontariato: la chiamata-convocazione programmata del donatore la promozione della cultura della solidarietà e del dono, come ricorda  l’ex presidente di Avis NazionaleVincenzo Saturni parlando dei cardini dell’organizzazione del sistema del volontariato donazionale: la promozione e la “chiamata del donatore”.

La “convocazione del donatore” da parte delle associazioni e dei centri trasfusionali è infatti un metodo che permette di regolare l’afflusso dei donatori in modo regolare e scadenzato (ad esempio settimanalmente) consentendo di razionare l’utilizzo del sangue ed emocomponenti, evitando situazioni di eccedenza o di mancanza. Insomma, chiedere al donatore di donare quando, quanto e dove serve, è un modo per regolare l’afflusso ed evitare sprechi.

Inoltre la chiamata “mette in contatto”,  consente cioè, alle associazioni e ai centri trasfusionali di avere un filo diretto con i propri associati e donatori, verificando tempestivamente la loro disponibilità alla donazione di sangue ed emocomponenti. Serve a monitorare continuamente la situazione delle scortee a programmare eventuali interventi nel caso si verifichino carenze.

“CONTROLLARE” LA DONAZIONE

A ricordare l’importanza della “regolamentazione” della donazione è stato qualche tempo fa in un’intervista a Donatorih24 anche il presidente dell’Avis LiguriaAlessandro Casale per cui  «bisogna lavorare per far capire che la donazione è legata al fabbisogno e deve essere modulata sulla base di questo fabbisogno».

E, infatti, la donazione precisa e specifica è indispensabile per l’organizzazione dei centri trasfusionali «che sia un aspirante avisino o un donatore periodico: l’associazione chiama per soddisfare un fabbisogno sanitario preciso. Il donatore risponde facendo della sua vita un gesto d’amore», come si legge tra le linee guida Avis per la chiamata-convocazione. Per questo motivo i donatori sanno che possono ricevere la richiesta, e devono sapere che a tale richiesta è importante rispondere con sollecitudine.

PREVENIRE LE CARENZE

Che la chiamata dei donatori in base alle necessità del territorio sia un metodo fondamentale per assicurare autosufficienza all’Italia, ne sono convinti in tanti. Solo così si può fare in modo che il sangue «venga donato nel momento della carenza dei gruppi sanguigni», ricorda anche il consigliere di Fidas nazionaleIvo Baita a DonatoriH24. Dello stesso avviso aEmanuele Russopresidente Fidas Liguria: «dobbiamo passare dalla donazione “quando posso, dove posso, se posso” e quindi empatica, emozionale e spontanea, alla donazione “quando serve, dove serve e se serve” quindi programmata, attesa, tale da permettere trasfusioni mirate più efficienti ed utili a chi ne ha necessità», sottolinea  Russo a DonatoriH24 parlando del  progetto “Donatori 2.0.  D’altra parte c’è un dato che va sempre tenuto in mente:  una sacca di sangue scade in circa 42 giorni.

COOPERARE CON I SERVIZI SANITARI

L’attività della chiamata è quindi fondamentale, a molti livelli:  operativo, istituzionale e relazionale. «Dal punto di vista operativo – si legge infatti nel vademecum Avis – il metodo della donazione a chiamata, consente di dare una risposta puntuale agli effettivi fabbisogni trasfusionali, garantendo a tutti la possibilità di donare e assicurando un adeguato rapporto e raccordo con le organizzazioni sanitarie e i donatori». La donazione a chiamata, inoltre, dal punto di vista istituzionale  «permette di concretizzare la missione, veicolando i messaggi e i valori associativi e di ribadirli personalizzandoli a seconda delle necessità e delle eventuali obiezioni dei donatori». Mentre in termini di relazione « l’attività di chiamata–convocazione supporta l’Associazione nel consolidare e rendere efficaci i rapporti con il donatore».