Giovani e donazione: paura dell’ago e lavoro precario
Fidas: creare fiducia e coinvolgere nuove generazioni

2019-01-24T17:12:07+01:00 19 Novembre 2018|Attualità|
di Gianluca Colletta

Sono sempre meno i giovani che si avvicinano al mondo della donazione. Paura dell’ago, tempi sempre più frenetici, priorità diverse dettate da un mondo sempre più informatizzato sono solo alcuni dei motivi che sembrano essere alla base delle loro scelte. Eppure alcuni di loro non sono solo donatori, ma anche veri e propri volontari che cercano di portare avanti un tema difficile e importante come quello legato al sangue.

Trovare nuovi donatori è un tema centrale per quanto riguarda l’autosufficienza nazionale e la pianificazione dei programmi per il futuro. L’età media dei donatori è sempre più alta e molti di loro si avvicinano alla soglia dei 70 anni, età dopo la quale per legge non è più possibile donare. Diventa quindi fondamentale soprattutto garantire il ricambio generazionale e trovare nuovi giovani che si avvicinano al mondo della donazione. I problemi sono tanti.

“NOI GIOVANI, PARTE FRAGILE DELLA POPOLAZIONE”

“Il grande problema della mia generazione – ha spiegato Elia Vazquez, presidente della Fidas giovani, a DonatoriH24.it – è principalmente sociale. Noi giovani siamo una parte fragile della popolazione. Il mondo del lavoro è cambiato molto velocemente. I giovani vivono in una situazione di difficoltà e flessibilità sul lavoro. Si hanno meno certezze e meno sicurezza. Diversi studi hanno dimostrato come il fatto di avere un lavoro determinato e con orari prestabiliti è sicuramente un aiuto alla donazione di sangue. I giovani oggi invece non hanno sicurezze e questo incide anche sulla possibilità di donare il sangue e di fare volontariato. Le problematiche sono quindi prettamente sociali. Ovviamente ciò non deve essere una scusa per il giovane per evitare di fare volontariato o donare il sangue. Sicuramente però è una difficoltà. Un altro elemento è che il mondo di oggi è più tecnologico e complesso e le associazioni faticano a trovare nuovi strumenti comunicativi o un approccio maggiormente riferito ai giovani”

LA PAURA DELL’AGO

A ciò si aggiungono anche le paure classiche, come quella dell’ago o di un’esperienza che non è mai stata affrontata prima. “Affrontare le novità è una paura che esiste sempre e in tutti frangenti della vita, anche al di là della donazione. È su questo – ha continuato Vazquez – che un’associazione deve saper utilizzare gli strumenti e gli argomenti giusti da un punto di vista comunicativo e relazionale. È importante che i volontari siano in grado di comprendere innanzitutto le difficoltà che una persona, giovane o non giovane, può incontrare la prima volta che dona il sangue e che siano capaci di spiegare che cos’è la donazione, perché farla in modo volontario, perché è gratuita, anonima e responsabile. Il passo successivo è quello di agire anche sull’aspetto emozionale. Anche io la prima volta che sono andato a donare avevo paura sia dell’ago che dell’esperienza completamente nuova. Poi uno lo fa la prima volta, qualcuno ti spiega come fare, come funziona, e sai che anche lui lo ha fatto e a quel punto sei più tranquillo”

COME COINVOLGERE I GIOVANI?

La sfida è quella di capire come coinvolgere i giovani nella maniera migliore. L’obiettivo non è solo portarli a donare, ma anche avvicinarli al mondo del volontariato che ruota intorno a questo tema. Una sfida non semplice, ma neanche impossibile, come spiega il vicepresidente nazionale Fidas giovani, Gabriele Pesce. “In realtà – ha spiegato a Donatorih24.it – non esiste un vero e proprio modo per avvicinare un giovane. Ci sono tante possibilità. L’importante è capire il giovane che abbiamo davanti e saper toccare la corda giusta. Io mi occupo principalmente di social e comunicazione. Quindi quando organizziamo una campagna bisogna cercare l’elemento chiave che convinca la persona che abbiamo davanti a donare. Nel caso di un lavoratore possono essere le analisi del sangue gratuite. Di solito si cerca di trovare l’elemento, tra i benefit del donatore, che può scatenare l’interesse del giovane. Tante volte stimolare l’interesse del giovane è anche dire che se fa il volontario e ci dà una mando, magari ha anche la possibilità di andare in giro per l’Italia, perché organizziamo meeting annuali e incontri in tutto il Paese. Sono tutti elementi che si possono sfruttare in base al giovane che si ha davanti per farlo entrare non solo nel mondo dei donatori, ma anche in quello del volontariato. La cosa migliore sarebbe far diventare il giovane sia donatore che volontario attivo all’interno dell’associazione”.

Per questo motivo i volontari devono essere sempre più attenti e preparati alle sfide del cambiamento. Il primo week end formativo di FidasLab, organizzato dalla Fidas, ha provato a rispondere a questa esigenza, dando la possibilità a molti giovani di incontrarsi e scambiarsi idee ed esperienze provenienti dalle diverse realtà del Paese. “Questa esperienza è molto utile – ha spiegato Pesce – perché lo scambio di informazioni con giovani di altre realtà ti permettono di prendere spunto e affrontare i problemi in maniera diversa. Un altro obiettivo del FidasLab è rappresentato dall’apprendere qualcosa di più che metta sulla strada giusta per imparare a muovermi in un mondo nuovo. Per questo motivo ho aderito al gruppo sulla progettazione di bandi. Mi auguro che questo laboratorio mi dia gli strumenti per poter affrontare il discorso”.

Tante le iniziative che la Fidas giovani ha messo in campo in passato, così come i progetti per il futuro. “Uno dei primi obbiettivi, dal punto di vista della comunicazione, è quello di saper individuare un target di giovani, puntando anche su una comunicazione tramite social media, quindi Facebook, Twitter, Istagram – ha spiegato il presidente dei giovani, Vazquez -. È poi importante continuare a trovare nuovi strumenti e non mettere più in atto quella comunicazione che era molto legata alla solidarietà, al fatto di salvare una vita, al fatto del malato, che sono comunque tutti argomenti che rimangono. Non abbandoniamo il passato, però c’è bisogno di proporre dei temi che siano maggiormente attuali. Se vogliamo interessare un giovane dobbiamo far sì che lui si incuriosisca, e quindi si fermi a chiedere informazioni sulla donazione di sangue, dobbiamo innanzitutto puntare su un aspetto emozionale, e quindi raccontare le storie e testimonianze. Non solo di chi dona il sangue, ma anche di chi lo riceve, in modo da chiudere il cerchio della donazione, e poi investire su argomenti che siano attuali. Ad esempio due anni fa abbiamo fatto un meeting incentrato sulla donazione del sangue come strumento di integrazione, quindi un tema sicuramente molto attuale. Quest’anno lo faremo sui social media, uno strumento specifico per i giovani, e poi continueremo a puntare a tematiche importanti come ad esempio la giornata mondiale contro l’Aids. Creare un legame con le atre associazioni di volontariato, con cui condividiamo una base sociale, potrebbe essere sicuramente uno strumento molto utile”.