Toscana: nessuna emergenza. Simona Carli (Crs):
«Vi spiego come funziona il nostro meteo del sangue»

2019-01-24T17:23:52+01:00 20 Settembre 2018|Donazioni|
Tiziana Barrucci

La situazione della raccolta sangue in Toscana? Forse non tutti sanno che si può conoscere quotidianamente grazie al meteo del sangue, strumento unico nel suo genere, inventato diversi anni fa dalla direttrice del Centro regionale sangue (Crs), la dottoressa Simona Carli.

L’impatto del meteo è visivo: le sacche nere indicano emergenza di quel tale gruppo sanguigno e preannunciano una gravissima carenza di sangue; le rosse sono la rappresentazione della sussistenza urgente; le arancioni con su scritto “fragile” segnalano necessità di attenzione particolare; le gialle invece indicano le eccedenze.

Lo strumento del meteo del sangue, nato per gli addetti ai lavori, è diventato un’immagine pubblicata e commentata su molti siti di settore, tanto che nelle scorse settimane, quando le sacche nere segnalate sono state tante, su internet si sono diffusi grandi titoli sull’emergenza sangue toscana. Niente di più falso, spiega a DonatoriH24 la dottoressa Carli, che sottolinea come la situazione in Toscana non sia stata diversa da quella delle scorse estati.

TUTTI I SEGRETI DEL METEO DEL SANGUE

La direttrice Carli utilizza lo spazio di Donatorih24 per spiegare il dietro le quinte del meteo. «Ho inventato io questo strumento diverso tempo fa e ci tengo molto che venga letto per quello che è realmente. E’ uno strumento che segnala un trend, e così va visto». In sostanza, quando appaiono le sacche nere, che nella legenda indicano una “situazione di emergenza con rischio di blocco degli interventi chirurgici” «la situazione non è già a quel punto, ma potrebbe arrivarci dopo qualche giorno o una settimana».

In questo modo, il Centro regionale sangue intende mandare un avvertimento alle associazioni di donatori in modo che sappiano che per quel determinato gruppo sanguigno la raccolta è in difficoltà. «E’ un modo per chiedere loro di mandare donatori con quelle caratteristiche. Se quei donatori non arrivano, allora dopo qualche giorno si potrebbe arrivare alla vera emergenza».

Stessa cosa per le sacche gialle delle eccedenze: è il segnale che indica alle associazioni di non mandare donatori di quel gruppo. «Mi chiedete se durante l’estate siamo davvero arrivati all’emergenza delle sacche nere? – incalza Carli – Vi dico di no. Non abbiamo mai bloccato gli interventi chirurgici. Il meteo è lì proprio per questo, per evitare che il peggio accada».

ORE 13.00: SMARTPHONE IN MANO

La dottoressa Carli non ha solo inventato il meteo: è lei che lo aggiorna quotidianamente, sabato e domenica inclusi. Tempo massimo per la pubblicazione: le ore 14.00.  Ma normalmente il tutto si risolve intorno alle 13.00. «Alle ore 12.00, a chiusura delle donazioni, guardiamo l’andamento della mattinata: le donazioni che sono arrivate, le richieste da parte di alcuni ospedali e parallelamente il sangue che altri ospedali riescono a mettere a disposizione. L’analisi centralizzata ci permette quindi di avere un quadro completo. A quel punto entro nel sistema informatico e aggiorno il meteo, che poi i siti internet riprenderanno. Non ho bisogno di molti strumenti, mi basta il mio smartphone per farlo. L’operazione in sé è molto semplice».

LA VERA EMERGENZA? LA COMUNICA L’ASSESSORE

Quindi il meteo non mostra la vera emergenza, ma in un certo senso cerca di evitarla. E nel caso la vera emergenza non si fosse invece scongiurata? «In un caso di questo tipo, è l’assessore che contatta i media e chiede di poter fare un appello alla donazione», spiega Carli.

Quali sono i parametri che valuta per decidere di segnalare un gruppo sanguigno come “nero” o “rosso”?

«Sono diversi i parametri che seguo. Diciamo che usiamo una forte sensibilità professionale nella lettura dei dati raccolti: se, ad esempio, la situazione di quel gruppo sanguigno non è migliorata negli ultimi due o tre giorni, possiamo decidere di mettere le sacche nere; così come se la carenza è molto forte e riteniamo che tra qualche giorno potremmo andare a rischio. E’ chiaro che il nostro lavoro è facilitato dal fatto che abbiamo un ufficio centralizzato e quindi possiamo avere in tempi rapidi dati aggregati. Non per tutte le Regioni è ancora così».