Virus del Nilo, il Cns: Focolai endemici

2018-08-08T07:29:31+02:00 8 Agosto 2018|Attualità|
di Tiziana Barrucci

Alzi la mano chi non ritiene le zanzare insetti fastidiosi, per il loro ronzio o per le loro punture o per entrambi. Oltre che ad essere fastidiose, quelle punture possono anche trasmettere malattie pericolose per l’uomo. Malattie che sono causate da virus esotici (come il Dengue, il Chikungunya e lo Zika o il West NIle che viene dall’Africa ) che possono essere importati in Italia attraverso il sangue dei viaggiatori. Viaggiatori che una volta in Italia, se punti da alcune specie di zanzare (prima fra tutte la Zanzara Tigre), possono trasmettere i virus alle zanzare stesse che, dopo alcuni giorni, sono a loro volta in grado di trasmetterli ad un’altra persona tramite una nuova puntura.

Un processo che Cesare Bianchi, ideatore dell’app zanzamap ha spiegato egregiamente a Donatorih24 qualche tempo fa: «Che il rischio di trasmissione di questi virus in Europa sia concreto da anni è dimostrato dall’epidemia del virus Chikungunya avvenuta in Emilia Romagna nel 2007 e da diversi casi di trasmissione autoctona di Dengue in Francia e Croazia. E’ la recente epidemia del virus Zika in Sud America che ha creato allarme, vista la maggiore probabilità rispetto al passato dell’ arrivo in Italia di una persona infetta». Quest’anno è soprattutto il virus West Nile che preoccupa molto.

Il virus West Nile (WNV), appartiene alla famiglia dei Flaviviridae, è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda e si è diffuso nelle regioni temperate e subtropicali di Africa, Asia occidentale, Europa, Australia ed America.

I pazienti colpiti

In Italia domenica 29 luglio è purtroppo morto a Ferrara un uomo di 77 anni: aveva già problemi cardiorespiratori e la puntura della zanzare con il virus west Nile gli ha creato complicazioni neuronali. Ma prima di lui i casi, nel Nord Italia, sono stati diversi, per fortuna non tutti letali:  la donna di Fossalta di Piavane ricoverata qualche giorno fa al reparto di malattie infettive dell’ospedale Ca’ Foncello di Treviso sta meglio. Il peggio era arrivato 48 ore prima con la diagnosi di febbre del Nilo. La prima del Veneto orientale. Diagnosi che giustificava quelle piccole bollicine in tutto il corpo, quel mal di testa incessante e quei dolori articolari tipici dell’influenza invernale.

E ancora altri casi. Come quello sospetto dell’uomo di Mira ricoverato per un’encefalite all’ospedale di Dolo. E via risalendo fino al mese di giugno, anche a Padova, Rovigo, nel Polesine, quest’ultima la zona più colpita con quattro casi: Polesella, Canaro, Occhiobello e Gaiba. E poi altri nella Bassa Padovana, con conseguenti interventi massicci dei comuni per la disinfestazione. La tabella pubblicata dal Centro nazionale sangue e aggiornata al 27 luglio mostra tutte le regioni interessate soprattutto nel Nord Est italiano (Emilia Romagna intorno al fiume Po e Parma, Lombardia est, Veneto, Friuli Venezia Giulia, e poi il PIemonte di Torino, Vercelli, Novara).  Mentre all’estero  Grecia (Atene, Attica, Salonicco,  Beozia, distretti del Piero e delle isole di Eubea e di Emazia), Serbia (distretti di SrednjeBanatski e Sremskie) Austria e poi ancora i distretti di Braila, Ol,t Dolj e Iasi in Romania, e alla provincie di Fejer, Veszprém e il distretto di HajdùBihar in Ungheria.

 

«Nella maggioranza dei casi – spiega a Donatorih24 Giuseppe Marano, responsabile dipartimento Emovigilanza del centro nazionale sangue (Cns) – l’infezione da West Nile è asintomatica. Il 20% dei pazienti viene colpito da febbre alta e lo 0,1% ha una complicanza neurologica importante, meningite a liquor limpido o encefalite. Le manifestazioni iniziali sono subdole: febbre sopra 39, mal di testa, stato confusionale o soporoso».

Come visto la patologia è particolarmente insidiosa per i soggetti fragili, ma la raccomandazione valida per tutti è quella di difendersi dalle zanzare: «con barriere fisiche, come le zanzariere o gli abiti chiari che coprono gli arti, ma anche utilizzando repellenti ed evitando l’acqua stagnante nei sottovasi o nelle fontane».

LA DISINFESTAZIONE NON BASTA

Come combattere queste zanzare? In alcune aree colpite, un’analisi era già stata fatta. Trappole posizionate nei comuni di competenza dell’usl del Veneto Orientale. In base ai test fatti sulle zanzare di tipo culex dall’Istituto zooprofilattico sperimentale del Veneto, tre erano le aree positive al virus: Jesolo, Caorle e Ceggia.  Zone dove la disinfezione era stata fatta: probabilmente una soluzione non sufficiente.

I cambiamenti climatici hanno creato situazioni anomale, per cui da qualche anno il virus è arrivato anche in Italia. «Senza voler fare allarmismi – prosegue Marano – possiamo dire che in Italia ci sono oramai delle regioni che sono endemicamente focolai del virus West Nile, come il Bacino del Po».

Volendo semplificare il meccanismo di trasmissione, spiega Marano, gli uccelli migratori hanno portato il virus nel nostro Paese dall’Africa. Questi uccelli vengono punti dalla zanzara comune (culex), che a quel punto diventa infetta e può trasmettere il West Nile all’uomo». Per questo, in estrema sintesi, in inverno il virus non muore: le larve lo portano con loro. Ciò spiega perché dal 2016 esistono focolai nel Nord Est d’Italia, focolai che ora si stanno spostando anche verso il nord Ovest. Modalità di contagio più rare comprendono trasfusioni di sangue, trapianti di organi e trasmissione verticale, cioè da madre a feto durante la gravidanza.

I focolai sono quindi rappresentati da zanzare infette ma anche da animali che possono essere contagiati come i cavalli. Il tutto complicato dal fatto che l’individuazione dei focolai è sempre difficile a causa del periodo d’incubazione nell’uomo: per alcuni può durare due giorni, per altri anche due settimane. E poi le zanzare non stanno certo ferme. Si spostano in poco tempo da una parte all’altra.

ZANZARE E DONAZIONE, L’ALERT DEL CNS

I comunicati che il Cns costantemente manda alla popolazione sono sempre rassicuranti: la situazione è sotto controllo, il sistema sangue regge, anche in un momento di folte difficoltà come quello estiva e con questa epidemia in corso.
Ma come funziona il sistema di allerta del Cns che permette di conoscere in tempo reale i nuovi focolai e allertare quindi i centri trasfusionali su le precauzioni da prendere? «Le Regioni, i centri di studio zooprofilattici, i presidi di malattie infettive, e tutte le istituzioni competenti ci segnalano  il focolaio, quindi la presenza di zanzare o animali o uomini infetti. Il nostro tempo di reazione è immediato: nelle aree colpite viene comunicata la necessità di fare contestualmente alla donazione il test Nat (Nucleic Acid Test, un insieme di alcune tecniche di laboratorio, di biologia molecolare, con le quali è possibile moltiplicare frammenti anche estremamente piccoli di materiale genetico in modo tale da poterlo identificare e quantificare, ndr) per controllare se il donatore è infetto». Nelle altre regioni non colpite si continua con le indicazioni solite: sospensione di 28 giorni se il donatore è stato almeno una notte nei luoghi ritenuti a rischio o meglio ancora eseguire il Nat, per evitare di provocare un ulteriore calo delle donazioni, già meno numerose in estate.
E i controlli del sangue, dove vengono fatti? «Dipende da Regione a Regione – conclude l’esperto – ultimamente alcune realtà come il Lazio e la Lombardia stanno centralizzando questi controlli e hanno creato centri di qualificazione biologica, una struttura unica che raccoglie tutto il sangue del paziente e oltre a fare i normali controlli di epatite B e C, Aids, e sifilide fanno su richiesta quando ritenuto necessario il test per il West NIle virus».

LE PREVISIONI

Fare previsioni su come si sviluppi e muova il virus West Nile è davvero difficile, ci dice Marano perché «l’andamento non è affatto regolare. Ora sappiamo che la zanzara infetta c’è e questa è una certezza. Prima del 2016 sul nostro territorio non si era registrato alcun caso (solo in Sardegna, ndr). La situazione è però, lo voglio ripetere, sotto controllo. Il Cns è in grado di gestirla minuto per minuto ».

le raccomandazioni sono comunque sempre le stesse: andate a donare prima di partire e solo se vi sentite veramente bene. Proteggetevi dalle punture di zanzara.