Plasma, un bene da “produrre” o da acquistare? Viaggio
in Toscana, dove il sangue è una risorsa strategica

2018-07-10T00:08:58+02:00 6 Luglio 2018|Attualità|

di Tiziana Barrucci

«Noi lavoriamo affinché la nostra regione raggiunga l’autosufficienza nella raccolta di plasma e al momento siamo abbastanza vicini», non usa mezzi termini l’assessore alla sanità e alle politiche sociali della regione Toscana, Stefania Saccardi, quando le chiediamo se ritiene che oggi il sistema sangue italiano sia messo sotto attacco. E aggiunge: «Il plasma è una materia prima che non si costruisce in laboratorio. Lavoriamo per non doverlo andare ad acquistare fuori casa».

UN MODELLO PER TUTTI

Quando si parla di rete trasfusionale, la Regione Toscana ha un modello che vanta una lunga esperienza consolidata di organizzazione e concentrazione di attività. E’ stata la prima e al momento anche l’unica Regione che ha inserito il “pittogramma etico”, o come preferiscono dire in molti “l’etichetta come da decreto ministeriale”, sugli emoderivati prodotti da plasma italiano: un cuore e una goccia di sangue/plasma sovrapposti, racchiusi in un cerchio su ogni scatola, per ringraziare i donatori e incoraggiare la donazione volontaria, periodica, responsabile, anonima e gratuita del sangue e dei suoi componenti.

Il Centro regionale sangue toscano ha la propria sede presso la Direzione diritti di cittadinanza e coesione sociale allo scopo di ribadire il suo ruolo sovra aziendale, in una posizione intermedia tra gli organismi della programmazione regionale in ambito sanitario e la rete delle strutture del sistema trasfusionale toscano. E’ l’unico in Italia a pubblicare quotidianamente  il “meteo del sangue”, dove gli operatori e le associazioni di Volontariato hanno il quadro in tempo reale delle eccedenze e/o  carenze di sangue del momento.

CONSORZIO PLANET

Dal 2016 la Toscana è capofila di un accordo interregionale per la plasmaderivazione. Si chiama Planet, ed è stato siglato con Campania, Lazio,  Marche, Ispettorato della Sanità Militare al quale si è aggiunto in un secondo momento il Molise per ottimizzare i servizi relativi alla lavorazione del plasma. In sostanza l’accordo interregionale è stato fatto per poter portare avanti una gara aggregata volta all’acquisizione da parte di case farmaceutiche ( indicate da decreto ministeriale), del servizio relativo al ritiro e alla lavorazione del plasma prodotto dalle strutture trasfusionali delle Regioni aderenti e la consegna dei farmaci prodotti (plasmaderivati) proprio con quel plasma.

In virtù della sua esperienza, la Toscana è stata designata Regione capofila. Prendendosi anche l’onere di sostenere le Ragioni che oggi hanno più difficoltà nella raccolta sangue, come Lazio e Campania, per permettere loro di migliorare i loro servizi. Indetta la gara, il consorzio Planet ha deciso che il criterio qualitativo corrispondesse a un valore del 70 per cento con il parametro-prezzo ridimensionato al 30. Ad accompagnarla in questa scelta l’Emilia Romagna, che ha fissato il parametro qualità al 60 percento e il prezzo al 40. In netto contrasto con la scelta di un altra Regione che ha organizzato la stessa gara, il Veneto, che ha optato per un 10 per cento di qualità e 90 prezzo.

LA GARA PER I PLASMADERIVATI

«E’ chiaro che il Veneto ha strappato un prezzo che nessun’altra regione avrà mai – spiega a Donatorih24 la dottoressa Simona Carli, direttrice del centro trasfusionale Toscana nonché membro del collegio tecnico della gara in questione – In Toscana noi abbiamo optato per avere un livello di qualità superiore, anche perché il risparmio in quel contesto non significa risparmio in assoluto».

In tale contesto infatti, la parola “qualità” si riferisce ai servizi collegati al farmaco e non al farmaco stesso, la cui “qualità” è definita da standard internazionali decisi dall’agenzia del farmaco (Aifa). In Toscana sono infatti stati introdotti dei parametri ritenuti fondamentali dal sistema sangue della Regione, come il supporto nell’utilizzo delle eccedenze e quello relativo alla cooperazione internazionale. «Uno dei nostri cavalli di battaglia è “zero spreco” – prosegue Carli – per questo un buon punteggio è stato previsto per quelle realtà farmaceutiche che ci supportano nel riuscire a utilizzare al meglio il plasma raccolto».

PLASMA ACQUISTATO O “AUTOPRODOTTO”

Punteggi alti sono pervisti anche per le farmaceutiche che operano in maniera adeguata rispetto al reintegro: nel caso ci fosse un lotto che non possa essere usato per i motivi più diversi, la Regione ha stabilito di valutare positivamente quelle case farmaceutiche che si impegnino a rifornire il prodotto nei tempi più rapidi. E ha deciso anche parametri minori, come l’ergonomia della scatola o la possibilità, da parte della stessa farmaceutica, di proporre autonomamente progetti di miglioramento dell’intero processo organizzativo. E poi c’è il tanto sbandierato risparmio. «Rispetto al Veneto abbiamo deciso di dare un punteggio qualitativo a chi offrisse anche altri medicinali rispetto ai tre da decreto (immunoglobulina, albumina e fattore VIII, ndr). – dice Carli – Uno dei nodi è proprio questo: noi al momento attuale disponiamo di 13 prodotti ed è chiaro che ci piacerebbe continuare a farlo. Il Veneto ha scelto di puntare tutto sui tre prodotti obbligatori e dovrà approvvigionarsi degli altri, quindi la gara va vista anche sotto questa angolazione  . Noi sosteniamo che lavorare tutto il plasma donato dai nostri donatori e offrire le eccedenze alla cooperazione internazionale  è una forza e lo stiamo facendo con vari progetti».

SCELTE CONTRAPPOSTE

La scelta politica del Veneto si distanzia da quella della Toscana anche per altri elementi: la Toscana da subito ha scelto di avere la società civile al suo fianco, tanto è vero che le associazioni di volontariato sono state inserite nel gruppo di coordinamento e anche nel collegio tecnico di gara, mentre il Veneto è andato in gara da solo.  «Il Veneto ha deciso, attenendosi al decreto, di produrre solo quei farmaci e quindi di non lavorare tutto il plasma raccolto. Per noi invece il plasma è un bene prezioso e va lavorato tutto», aggiunge Carli.

D’altra parte che per la Toscana il volontariato sia un elemento importante lo sottolineano i fatti: «da sempre la nostra forza è il lavoro con le associazioni – ricorda l’assessore Saccardi – una collaborazione stretta, con tavoli di discussione periodici in cui la società civile si esprime. Sulla stessa linea Adelmo Agnolucci, presidente Avis Toscana: «il lavoro che facciamo è di squadra in Toscana abbiamo un modello di integrazione tra sistema servizi e sistema associativo. Lavoriamo assieme anche sulle campagne di sensibilizzazione in uno sforzo congiunto di educazione alla donazione».

EDUCARE AL DONO

Fa parte dell’ educazione al dono anche la lettera che l’assessorato alla sanità e alle politiche sociali della regione Toscana manderà a breve ai neo diciottenni. Un modo per ricordare loro che con il compimento della maggiore età oltre a poter firmare da soli la loro giustificazione per le assenze a scuola, potranno iniziare a fare un gesto di grande solidarietà: donare sangue. «Educare al dono è fondamentale – ricorda Saccardi – e parlo di coinvolgere tutti, anche le comunità straniere. Il sangue è rosso per tutti».

Il sistema sangue italiano è oggi sotto attacco? Chiediamo alle due donne che in un certo senso coordinano il sistema sangue toscano.«Il plasma è una risorsa strategica, il nostro sistema funziona perché si rifà a valori antichi con la donazione libera gratuita volontaria e anonima – conclude Saccardi – oggi da noi il sangue va a chiunque ne abbia bisogno e non a qualcuno che abbia un nome o un cognome specifico». A farle eco la dottoressa Carli: «Sembra siano in corso oggi operazioni volte a dimostrare che non convenga produrre plasma. Io però sono tra quelle che pensa che il pubblico può fare molto e anche meglio del privato. Dobbiamo essere autosufficienti».