Aido, Petrin: «Aiutateci
a informare bene»

2018-07-02T11:07:26+02:00 28 Giugno 2018|Attualità|
Tiziana Barrucci

«Cosa direi a chi ha paura di scegliere di donare i suoi organi? Tranquilli, si dona solo dopo la morte». Flavia Petrin ha da tre giorni festeggiato un compleanno particolare: i due anni da presidente dell’Aido, l’associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule; 1 milione e 300mila soci sul territorio nazionale.

Nei due anni della sua presidenza la comunicazione Aido è cresciuta tanto. «Siamo arrivati dove mai eravamo andati, ma tanto c’è ancora da fare». Favia Petrin è una donna vulcanica. Infermiera, volontaria da 25 anni ha ricoperto tutti i ruoli di dirigenza presenti nell’associazione: «l’unico che mi manca è quello di presidente regionale», ride.

La sua storia è particolare: una famiglia di donatori di sangue. Il papà, avisino della prima ora, decide di andare a Bergamo a conoscere Giorgio Brumat, fondatore dell’Aido e decide che vuole portare l’Aido nella sua città, Venezia. Ma non fa in tempo: «quando mio papà va a Bergamo ho 14 anni e scelgo subito di essere donatrice. Passano solo 14 giorni e papà muore – ricorda Flavia Petrin– Non è riuscito a vedere la sede veneta. Io ho deciso di portare avanti il suo sogno. Oggi sono anche io una donatrice di sangue e lo è tutta la mia famiglia, tranne mia figlia Elisa. Nonostante la sua paura degli aghi, compiuti 18 anni, qualche anno fa, Elisa è andata a donare, ma il medico non glielo ha permesso: pesava solo 51 chili, troppo magra. Del resto anche io ero magrissima e ho iniziato a donare sangue dopo aver partorito lei, quando il mio peso si è stabilizzato intorno ai 53 chili, quindi anche lei ha tempo»

Il 29 e 30 settembre sarà celebrata la giornata nazionale Aido, come vi state preparando?

Sì, saremo presenti con i nostri volontari nelle principali piazze italiane. Quest’anno compiamo 45 anni di attività. Il nuovo volto della nostra campagna è il giornalista Gianni Ippoliti che da anni è vicino e collabora con noi. Essere nelle piazze dei comuni è importante perché quando le persone vengono da noi in sede in realtà hanno già deciso di donare, altro invece è se noi andiamo da loro. Il nostro desiderio sarebbe quello di essere nelle piazze di tutti i Comuni italiani ma la nostra presenza anche se capillare non è così forte. E allora chiediamo a chi abbia del tempo e creda nella donazione di venire a darci una mano: chiamate il nostro numero verde o scriveteci alla nostra email*  e vi metteremo in contatto con i gruppi della vostra zona per lavorare assieme. Così possiamo migliorare di molto i risultati. Oggi è importante andare in piazza ancora più di prima.

Cosa intende dire?

E’ importante  più di prima perché oggi i cittadini che vanno a rinnovare i loro documenti in Comune possono esprimere la loro scelta sulla donazione: il progetto si chiama “una scelta in Comune” e noi siamo partner del ministero e di tutte le istituzioni coinvolte. Ci crediamo molto. Ma ci sono delle ombre. Se quando vai in Comune non hai fatto un riflessione sulla donazione è facile che tu dica di no, magari solo per paura. Stanno infatti aumentando le opposizioni alla donazione, aumentano perché le persone non sono informate. Non a caso quest’anno abbiamo deciso di chiamare la nostra giornata nazionale “un anthurium per l’informazione”.

Cosa dovrebbero sapere?

Ad esempio che chi è in coma è ancora in vita, quindi se siete in coma non potete donare. La legge in Italia è la più garantista che c’è in Europa: esiste una commissione di tre medici che per un periodo di sei ore verifica che sussistano le condizioni per dire che la persona sia morta. E questo dopo che c’è già stato l’accertamento di morte da parte di un altro medico. In quelle sei ore se la persona è idonea eventualmente si propone la donazione. Se chi è morto ha deciso da vivo di donare allora si procede, altrimenti si chiede a un familiare. Ma in un momento di così forte dolore è difficile per un familiare concentrarsi sulla possibilità di dare la vita ad altri piuttosto che sul proprio dolore. Per questo noi crediamo che la scelta debba essere fatta da vivi e in maniera consapevole.

In quali luoghi si può esprimere la propria scelta?

Dal 1999 si può andare nelle asl, oggi si può andare in Comune, e poi si può venire da noi. Le dò qualche numero: in Italia 3milioni e circa 381mila persona hanno ad oggi espresso la loro volontà di donare. Di questi circa 176mila l’ hanno espressa attraverso le asl; 466.837 nei Comuni, una media di 2mila persone al giorno. Di coloro che sono andati nelle asl solo il 10,2 per cento ha detto di no, ma di coloro che hanno espresso la loro volontà in Comune ben il 25 per cento ha detto no, una persona su quattro. E’ davvero tanto.

Qual è l’età media di chi sceglie di donare dopo la morte?

Di solito tra i 50 e 70 anni. Però vorremmo arrivare ai giovani, solo così riusciremmo davvero a diffondere  la cultura della donazione. Andiamo spesso nelle scuole, ma non basta. Dobbiamo parlare sempre di più ai giovani.

L’Italia per quanto riguarda la donazione di organi sembra divisa a metà…

In Campania il 47,7 per cento dice di no, in Basilicata siamo al 47, in Sicilia al 38.  La percentuale di “no” in Lombardia è del 21,9, in Piemente del 20,8  e in Veneto del 18,9. Poi ci sono l’ Emilia Romagna con il 15 e la Toscana con il 17,4. L’Italia è davvero divisa. Sicuramente c’è un problema di cultura. E c’è un problema di fiducia nelle istituzioni: la migrazione sanitaria dal Sud al Nord è un dato di fatto. Ma poi, ed è ciò che a me interessa di più, l’Aido non è ugualmente rappresentata. La Lombardia è la regione con il maggior numero di soci Aido e la seconda regione è il Veneto.

In cosa l’Aido può migliorare per favorire una maggiore informazione?

Abbiamo fatto dei grandi passi avanti per quanto riguarda la comunicazione. Siamo riusciti ad entrare in realtà, come quelle delle serate musicali tipo il festival show, siamo entrati in un musicul, alla fine del quale l’attore principale parla di donazione. All’Arena di Verona ho parlato, seppur per due minuti, in una serata a 20mila persone presenti ed altre 20mila in diffferita. Ma vorrei che l’Aido potesse permettersi di investire nella comunicazione di più, per essere incisivi, per riuscire ad arrivare al numero più alto possibile di persone. Vorrei poter avere un ufficio stampa, ad esempio (ride, ndr). Il fatto è che noi ci autofinanziamo, non abbiamo finanziamenti pubblici.

 

*Per partecipare come volontari alla giornata nazionale Aido chiamate il numero verde 800 736 745  o scrivete all’indirizzo email aidonazionale@aido.it